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Vacanze ad Aquileia per le first lady imperiali

Storia, curiosità, aneddoti nel libro di Paolo Scandaletti, che abbraccia anche Grado: oggi la presentazione a Udine

di Maria Cristina Vilardo

Vacanze ad Aquileia per le first lady imperiali

«Ammirazione per questo tesoro, che ho tanto tardato a conoscere», ha voluto lasciar scritto Giorgio Napolitano nel registro degli ospiti della Basilica Romana ad Aquileia, lo scorso 7 luglio. Ma il retaggio storico di questa culla archeologica della nostra regione è probabilmente per molti italiani una pagina ancora da scoprire. Quasi a colmare la lacuna appare ora nelle librerie il libro di Paolo Scandaletti “Storia di Aquileia e di Grado”, edito da Biblioteca dell’Immagine. Il giornalista, che cura assieme a Giuliana Variola la rassegna “Libri e Autori a Grado”, giunta alla 24° edizione, presenterà in questi giorni la sua nuova opera. Lo farà oggi, alle 17, nella Sala Consiliare della Provincia di Udine, con il presidente Pietro Fontanini, Omar Monestier, direttore del Messaggero Veneto, e Giovanni Santarossa della Biblioteca dell’Immagine. Il 19 luglio, alle 17.30, ne parlerà al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia con Luigi Fozzati, soprintendente per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, e Sergio Comelli. Infine il 24 luglio a Grado, alle 21, nella Basilica di Sant’Eufemia con monsignor Armando Zorzin, Fulvio Salimbeni e Matteo Marchesan.

«Dietro Aquileia – spiega Paolo Scandaletti – c’è uno spaccato di stato feudale che dura cinque secoli, era uno dei più grandi stati d’Europa di quel tempo. Aquileia ha più sfaccettature, la prima è che diventa l’avamposto della grande Roma verso l’Europa centrale. Nel 181 prima di Cristo i romani hanno fatto base ad Aquileia, non ancora edificata ma il territorio era a loro familiare dato che a pochi chilometri o miglia dalla terraferma c’era un’isola che aveva già le navi romane. E lì hanno costruito la città, diventata poi la terza città dell’Impero».

«Via via è diventata – continua – anche un luogo di scambi economici perché il porto di Aquileia e il porto di Grado funzionavano per i traffici con il Medio Oriente. Come chicca, ci sono nel libro episodi curiosi delle mogli e delle figlie degli imperatori, a cominciare da Giulio Cesare, che trafficano con i mariti e i padri perché volevano fare le vacanze ad Aquileia. Ad Aquileia, inoltre, c’è stato uno dei cenacoli culturali del Cattolicesimo nascente post-costantinopolizzato fra i più significativi del mondo di allora. E nel 381 è stata sede di un grande Concilio, dove il dominus era Sant’Ambrogio».

Grado scopre la propria vocazione turistica sotto il periodo austriaco. «Un potenziale e anche una curiosità di Grado – osserva Scandaletti – è quest’aura asburgica che è rimasta dai tempi in cui veniva a villeggiare l’aristocrazia viennese. Io parlo di un’arte del vivere perché a Grado non si sente mai alzare la voce, c’è un costume di misura. Qualche anno fa, un luglio, è venuto Ermanno Olmi a riposarsi perché aveva problemi di salute. È stato un mese, e mi ha detto: «È talmente discreta la gente che mentre stavo seduto a leggere o a parlare con mia moglie, sotto l’ombrellone, nessuno si è avvicinato». Credo che una delle eredità e delle ragioni del successo di Grado sia questo, unito alla bonomia, al dialetto “graesan” e al cibo buono, che è una tradizione da queste parti». L’anima di Grado vive infatti nei pescatori. «Oggi sono il gruppo sociale più consistente. Quando rientrano la mattina e hanno fatto le grandi consegne delle partite consistenti di pesce, chi vuol avere il pesce fresco va lì in fila alle nove. Sono andato anch’io, è un rituale da favola».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

16 luglio 2014

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