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Serracchiani: Aquileia contro il fondamentalismo

Il museo archeologico accoglierà dal 5 dicembre otto capolavori del museo del Bardo di Tunisi

di Elisa Michellut

Serracchiani: Aquileia contro il fondamentalismo

UDINE. Otto preziosi reperti provenienti dal Museo del Bardo di Tunisi, teatro, lo scorso anno, di un terribile attentato fondamentalista.

Dal 6 dicembre al 31 gennaio, grazie alla Fondazione Aquileia e alla collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, il Polo Museale del Fvg e l’Istituto Nazionale per il Patrimonio tunisino, il Museo Archeologico Nazionale della città romana ospiterà la mostra “Il Bardo ad Aquileia”, che sarà inaugurata il 5 dicembre, alle 18. L’esposizione occuperà tre sale al piano terra del museo.

Sarà possibile ammirare tre mosaici, tre sculture e due ceramiche, uno spaccato dell’arte e dell’alto artigianato delle province africane in età romana tra il I e il III secolo.

I mosaici provenienti dai siti di Uthina (Oudhna) e di Gightis (Henchir Bou Ghrara, nel sud della Tunisia) costituiscono un campione rappresentativo della eccezionale qualità raggiunta dai mosaicisti dell’Africa Proconsolare nel corso dell’età imperiale.

La raffigurazione della dea Cerere, simile a tante personificazioni dell’Estate presenti nei mosaici di Aquileia, fa allusione a quella ricchezza della natura cui dovevano la loro fortuna i centri tunisini affacciati sulle sponde del Mediterraneo. Le immagini dei lottatori di Gightis, invece, rimandano all’ambito tipicamente romano delle terme, ampiamente rappresentato ad Aquileia.

In mostra anche due ceramiche, riferibili a produzioni di pieno III secolo d.C., ritrovate nelle necropoli di El Aouja: una brocca decorata a rilievo e un contenitore cilindrico con rappresentazioni di dei e satiri. Un capolavoro della statuaria romana è il ritratto di Lucio Vero, che resse l’Impero assieme al fratello adottivo Marco Aurelio tra il 161 e il 169 dopo Cristo.

Proveniente dal teatro di Dougga (Thugga), il ritratto colpisce per il sapiente contrasto tra le superfici levigate del volto e il chiaroscuro della chioma riccioluta e della barba. Da Oued R’mel proviene la statua di Giove, realizzata nell’avanzato II secolo d.C. Infine, la stele funeraria del cavaliere Marco Licinio Fedele apparteneva a un cavaliere originario di Lugdunum (Lione).

«Questa mostra e il collegamento con il Bardo – commenta la governatrice Fvg, Debora Serracchiani – attualizzano quei concetti di convivenza, dialogo e rispetto interculturale di cui la città fu portatrice in passato e intendono ribadire il loro valore universale di fronte alle tendenze distruttrici del fondamentalismo».

Il presidente della Fondazione, Antonio Zanardi Landi, ritiene sia doveroso valorizzare le testimonianze alla luce di quello che sta accadendo.

«La mostra – ricorda – si inserisce in un ciclo piú esteso denominato “Archeologia ferita”. Intendiamo portare ad Aquileia, con cadenza semestrale, opere d’arte provenienti da musei e siti colpiti dai tragici attacchi del terrorismo fondamentalista».

Il direttore del Museo di Tunisi, Moncef Ben Moussa, precisa: «Le otto opere saranno ammirate dai visitatori per dissolvere distanze e barriere. Una sorta d’invito a scoprire se stessi nella storia dell’altro».

L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione sul tema della distruzione di monumenti di eccezionale valore, eredità delle grandi civiltà del passato.

«La mostra – precisa il ministro Franceschini – non vuole solo ricordare un periodo di fertile convivenza tra le due sponde del Mediterraneo ma anche far comprendere quanto la matrice culturale dei nostri Paesi sia comune, vicina ed interconnessa».

L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Udine, Edison e la Bcc di Fiumicello e Aiello. Il catalogo si apre con le prefazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Presidente della Repubblica di Tunisia, Beji Caid Essebsi.

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

30 novembre 2015

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