Prossimi eventi

  • Non ci sono eventi (per ora...)

Prossimi eventi

<< Mag 2024 >>
lmmgvsd
29 30 1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31 1 2

Archivio post

Pronti tre referendum. E per le unioni incentivi milionari

Anche Aquileia e Terzo nell’elenco dei possibili “matrimoni”. L’esecutivo assegna da 100 a 800 mila euro per cinque anni

di Mattia Pertoldi

Cancellata l’amara esperienza dello scorso anno, per il 2017 la Regione ha in programma altre tre referendum in cui verrà chiesto alle popolazioni di complessivamente sette Comuni il via libera alla procedura di aggregazione che dovrebbe portare alla nascita di tre distinti – e più grandi – enti locali.

Le consultazioni sono previste per la primavera o l’autunno – a seconda della decisione che verrà presa nei prossimi mesi a Trieste – e riguarderà sia l’Alto Friuli che la Bassa. In Carnia, in particolare, si lavorerà sulla possibilità di unire Ligosullo e Treppo Carnico – per un nuovo possibile Comune da 784 abitanti – così come Villa Santina, Lauco e Raveo – popolazione teorica 3 mila 514 persone – considerato come già nel 2015 questi Municipi avessero manifestato l’interesse a essere inclusi nel Programma regionale delle fusioni.

 

Nella Bassa, invece, l’ipotesi riguarda Aquileia e Terzo d’Aquileia che, in caso di via libera, vedrebbe nascere un grande Comune da 6 mila 254 abitanti. In questo caso sono stati i sindaci dei due enti locali e evidenziare come «in questo difficile momento storico, caratterizzato da una crisi macroeconomica che sta pesantemente incidendo la società a ogni livello, è compito degli amministratori esperire strade nuove per continuare a garantire e nel contempo promuovere lo sviluppo economico e sociale delle proprie comunità».

Un progetto di fusione che la stessa Regione definisce come «ambizioso in quanto la popolazione del nuovo Comune si attesterebbe sui 6 mila 254 abitanti, portando al superamento di un ente con popolazione inferiore a 3 mila persone e alla contemporanea creazione di un nuovo Comune in zona di pianura con popolazione superiore a 5 mila abitanti». La denominazione del nuovo Municipio (o anche un ventaglio di diverse denominazioni da sottoporre alla scelta dei cittadini in occasione del referendum consultivo) e la sede del capoluogo saranno invece indicate dai Consigli comunali in occasione dell’espressione del parere sul progetto di fusione.

Tre referendum, dunque, su cui si attende la pronuncia dei cittadini, ma che, in caso di esito positivo, porterebbero i nuovi Comuni ad accedere ai finanziamenti economici “extra” garantiti dalla giunta regionale per quegli enti locali che completano i processi di fusione.

Oltre al pressing politico, infatti, esiste uno strumento specifico che la Regione, da due anni a questa parte, utilizza per provare a spingere i Comuni ad aggregarsi tra loro: gli incentivi economici a favore delle fusioni. Fondi – di durata complessiva quinquennale – contenuti anch’essi all’interno del Programma 2017 delle fusioni dei Comuni e al cui interno è contenuta la quantificazione delle risorse destinate ai nuovi Municipi aggregati.

Rispetto al 2015, nel Programma troviamo una novità sostanziale, legata alle modifiche normative obbligatorie introdotte dalla legge regionale sull’assestamento di Bilancio 2016 e di Bilancio triennale 2016-2018, e cioè l’inserimento di una quarta classe demografica per l’assegnazione delle risorse, vale a dire quella che comprende i Comuni che, dopo la fusione, registrano una popolazione superiore ai 30 mila abitanti: di fatto, per il prossimo anno, soltanto nel caso in cui Gorizia decidesse di unirsi con Mossa o Savogna d’Isonzo.

Entrando nel dettaglio dei contributi eventualmente garantiti, questi parlano di un’assegnazione finanziaria – valida per cinque anni – da 100 a 300 mila euro per Comuni nati da fusione con una popolazione fino a 5 mila unità, da 300 a 400 mila per i Municipi sino a 15 mila persone, da 400 a 500 mila per quelli fino a 30 mila e da 500 a 800 mila per gli enti locali che supereranno questo tetto.

I criteri per determinare l’importo esatto dell’ammontare all’interno delle quattro fasce comprese nel Programma sono legati, oltre alla popolazione complessiva, dal territorio inteso come espansione in chilometri quadrati e dal numero di Comuni che partecipano alla fusione.

«La Regione ha previsto un sistema di calcolo specifico – ha spiegato l’assessore alle Autonomie Locali Paolo Panontin – per individuare la somma esatta spettante a ciascun Comune nato da fusione in modo tale che tutti coloro che valutano ipotesi di aggregazione dispongano di dati certi e possano realizzare delle stime preventive verosimili a supporto delle scelte politiche».

Incentivi tutt’altro che banali – soprattutto dopo anni di vincoli legati al Patto di Stabilità e alla spending review imposta dallo Stato agli enti locali –, ma che fino a questo momento non hanno sortito l’effetto sperato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

05 gennaio 2017

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine