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Processo Costantini “Duello” tra storici

Dal Canada Laurence Mussio “smonta” le tesi di Puntin «Fa emergere una caricatura da elementi inconsistenti»

di Enri Lisetto

«Una caricatura costruita su elementi non consistenti, frutto di una interpretazione di parte. Ma questa non è storia». Favorevole alla guerra, «una figura discussa e non sempre positivamente», come dice l’ex sindaco di Aquileia Lodovico Nevio Puntin? Altro che, la fama di santità del cardinale Celso Costantini c’è, eccome. A “smontare” la sua ricostruzione dell’esponente ex Pci è Laurence Mussio, storico e tradittore di molte opere del porporato in inglese, inserito nella lista “Who’s who” delle persone che contano in Canada.

«Puntin sostiene che le supposte azioni di Costantini durante il suo periodo di due anni come reggente – non “parroco”, come egli erroneamente afferma – della basilica di Aquileia – nel crogiolo della guerra, equivalgono a rivelazioni squalificanti per la causa di beatificazione. Il fatto è che egli non fornisce rivelazioni, ma solo interpretazioni assai discutibili», prestando il processo a una «strumentalizzazione ideologica».

Costantini era ad Aquileia durante la Grande Guerra. «Ha salvato centinaia di vite a Fiume. In Cina ha costruito le basi della chiesa cattolica indigena, lontana dall’ingerenza delle potenze occidentali. Fu a Roma durante la seconda guerra mondiale, dove lavorò ai limiti del possibile per strappare la gente dalla disperazione, salvò la vita anche al fondatore della Repubblica italiana, Alcide De Gasperi». Una presentazione opposta, rispetto a quella di Puntin, per il quale il “parroco” di allora era un «arrampicatore sociale, un guerrafondaio che fraternizza con figure oscure della storia italiana e si preoccupa poco del suo gregge».

Mussio prosegue: «Ad Aquileia s’impegnò a gestire, dal lato pastorale, gli effetti di un conflitto devastante. Fu un uomo di chiesa. Non ha comandato eserciti o stabilito regole della giustizia militare. Ciò che riuscì a fare, tuttavia, fu notevole, tra cui figura l’opera che salvò i “figli della guerra”. In seguito usò i suoi buoni rapporti (che cercava di avere con tutti) con D’Annunzio per evitare un bagno di sangue a Fiume. Gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Aquileia nel 1926 per i suoi inestimabili contributi alla vita cittadina in un periodo straziante. Da lì è asceso a compiti più importanti, i cui risultati estremamente positivi sono universalmente riconosciuti».

La conclusione dello storico canadese: «Mi sarei aspettato da un ex sindaco di una orgogliosa capitale antica un intervento più oggettivo e storicamente fondato. Le sue affermazioni, a mio parere, hanno rafforzato la legittimità del processo di beatificazione di Celso Costantini. E ci hanno richiamato l’importanza di scrivere la storia correttamente, nel contesto reale in cui i personaggi sono vissuti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

22 novembre 2017

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