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Piume e animali firmati Altan e Chaves

Quarantacinque maschere dell’artista insieme alle bestie fantastiche del disegnatore da sabato fino al 5 giugno saranno visibili nell’ex Stalla di Casa Pasqualis di Aquileia

di Cristina Feresin

Una delle maschere in mostra

Una delle maschere in mostra

AQUILEIA Delicatissime e leggere, dai colori brillanti e saturi, quasi irreali per tanta bellezza e splendore, le “piume” di Mara Chaves Altan si ricompongono in straordinarie maschere, finissimi manufatti di arte plumaria accostate a grandi nasi adunchi realizzati con corna di bue o piccoli nasi in oro nelle mascherine più preziose.

La prima maschera è stata proprio realizzata per il marito Francesco Tullio-Altan, «per una festa di Carnevale – racconta Mara Chaves -, ma già a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta avevo iniziato a fare ricerche sulle tribù dell’Amazzonia, avevo studiato tradizioni e leggende del Brasile scoprendo che gli indios si ornavano con le piume, facevano dei bellissimi gioielli, copricapi, decorazioni».

“Piume e Animali – Mara Chaves e Altan”, la mostra che sabato 30 aprile, alle 17.30, s’inaugura nella ex Stalla di Casa Pasqualis ad Aquileia, propone quarantacinque delle numerose maschere realizzate da Mara Chavez accanto a ventisei disegni a pastello, alcuni realizzati proprio per l’occasione, di Francesco Altan. Un progetto a due, dove le maschere di Mara diventano ispirazione per gli animali fantastici di Altan, in un reciproco gioco di scambio e complicità.

Diplomata alle Belle Arti a Rio de Janeiro, Mara Chaves ha lavorato come costumista in molti film, tra cui “Como era gostoso o meu françes” di Nelson Pereira dos Santos e “Uirà” de Gustavo Dahl in cui sono ritratte comunità indigene brasiliane. E proprio da questa esperienza nasce la necessità e la curiosità di approfondire la ricerca sull’arte plumaria brasiliana, in particolare quella delle tribù amazzoniche Kaapor e Canelas dell’Alto Xingù , e successivamente il desiderio di fare delle maschere a loro ispirate.

Mara Chaves ha realizzato le prime maschere negli anni ’70 reinventando l’antica arte, oramai perduta, degli indios Kayapo della foresta amazzonica del Brasile. Erano un insieme variopinto di piume di uccelli esotici, posate come un mosaico su cartone pressato e foderate in velluto. Il risultato era semplice e al contempo straordinario per l’accostamento cromatico e di forme, che le piume, tra le 400 e 500, componevano.

«È stata una scoperta straordinaria quella dell’arte plumaria. Il mio lavoro nasce dalla natura e si serve di essa per esprimere la mia immaginazione. Ho sempre fatto le mie maschere in un modo istintivo e in questa automaticità c’è più verità che in una scelta intellettuale – continua Mara -, le mie maschere nascono dall’amore per la natura, sono natura. Come la natura può moltiplicare all’infinito le sue forme, credo che qualunque mezzo sia valido per realizzare un’opera e quanto più la si usa, tanto più si affina il risultato. Nella cultura amerinda, un vero uomo deve potersi rappresentare ed esprimersi con le piume. Nella società india del Brasile l’uso delle piume si ritrova in tutti i rituali comunitari. In tutte le circostanze dove un gruppo conferma la sua identità etnica e culturale, la piuma veste l’uomo come vesti gli uccelli. Una piuma è un uccello e un uccello è un cielo. Il mio lavoro nasce dalla natura e si serve di essa per esprimere la mia immaginazione».

Le maschere in mostra non sono simboliche, ma frutto della fantasia e dell’arte di Mara che ha attinto dalla storia e dalla tradizione dell’America Latina. La ruota variopinta e screziata di un pavone o le piccole piume di uccelli meno ambiziosi e appariscenti paiono feticci o totem di popoli primitivi.

Un’idea e un’arte molto apprezzata anche dall’antropologo Claude Lévi-Strauss, dopo aver visto una mostra organizzata al Museu de Arte Moderna de Sao Paulo, dedicata all’ Arte plumaria del Brasile, che così si pronunciò in merito: «La prima, credo, che portò questo tipo di espressione estetica al rango di quelle che convenzionalmente definiamo Belle Arti. Mara Chaves Altan ha raccolto la lezione di quest’arte, che ha raggiunto in America del sud il suo massimo grado di perfezione. E avendo vissuto a Venezia, sposa nelle sue opere, con molto gusto e altrettanta ingegnosità, due grandi tradizioni rituali: il carnevale di Venezia e le feste dei popoli amerindi».

«Con questa mostra – prosegue Mara Chaves – volevo fare un omaggio agli Indios brasiliani che in questo momento stanno soffrendo molto e lottando per poter vivere in pace nella loro terra, perché non venga distrutta dalla deforestazione».

Il risultato raggiunto è rappresentato da questi piccoli capolavori raffinati, molto ammirati nelle precedenti esposizioni in Italia, Francia e Brasile. Questa è la prima volta che le sue maschere vengono esposte in Friuli ed è anche la prima mostra realizzata assieme al marito.

«È stato piacevole fare questo progetto insieme, le maschere di Mara sono molto belle, mi piace la sua scelta di mescolare le piume tropicali a quelle locali, di fagiani, tacchini e galline nostrane. Il risultato è eccellente, togliendo quella patina di folklore alla maschere e rendendole opere uniche, realizzate in totale libertà e con un ottimo equilibrio tra forma e colore», racconta Altan a proposito di questa iniziativa. «Erano state pensate due mostre distinte, una delle maschere di Mara e una sui miei animali fantastici, ma poi le abbiamo messe insieme e il risultato è stato davvero interessante e divertente».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

28 aprile 2016

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