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Né acquedotti né contatori È unito il fronte dei sindaci

Anche gli ecologisti democratici difendono il Piano di tutela delle acque «Pozzi artesiani per la prima volta in Fvg riconosciuti come fonte esclusiva»

di Elisa Michellut

CERVIGNANO. Non ci sarà nessun acquedotto nella Bassa. Lo assicurano i sindaci e gli ecologisti democratici, riunitisi in assemblea, venerdì sera, a Cervignano, alla presenza dell’assessore regionale Vito, del presidente della quarta commissione Boem, del direttore del Cato Canali e di due docenti dell’Università di Trieste, che si sono occupati della relazione scientifica che sta alla base del “Piano di tutela delle acque”.

Presenti anche il consigliere regionale Pd, Mauro Travanut, e i sindaci di Cervignano, Terzo, Aquileia, Fiumicello, Porpetto, San Canzian e San Giorgio. È il sindaco di Fiumicello e presidente del Cato, Ennio Scridel, a chiarire la posizione dei sindaci. «È stato evidenziato – le sue parole – un importante risultato raggiunto: i pozzi artesiani sono stati, per la prima volta in regione, riconosciuti come fonte esclusiva di approvvigionamento idrico in questo territorio. È la base di partenza per determinare in modo assoluto che non c’è alcuna intenzione di acquedottizzare la Bassa. Da ciò assume assoluta legittimità la delibera del Cato (risale al mese di marzo) tramite la quale si pone fine a qualsiasi dubbio in merito. Nessun cittadino, in Italia, paga l’acqua. Si paga il servizio che consente di far arrivare l’acqua all’interno della propria abitazione. Se manca il servizio di acquedotto non ci sarà alcun addebito ulteriore per i residenti. Nessuno, inoltre, ha mai parlato di mettere i contatori ai pozzi artesiani e nemmeno di “contabilizzare” l’acqua utilizzata».

Chiarisce Scridel: «Non c’è alcuna volontà, da parte della Regione e neppure da parte degli enti gestori, di montare contatori o misuratori di portata. Il tavolo tecnico sarà convocato a breve. Dovrà declinare le modalità con cui sarà effettuata la sperimentazione in alcuni “fazzoletti” della Bassa. I tecnici hanno ribadito che la sperimentazione non potrà durare meno di tre anni. Questo non significa non fare nulla ma muoversi con cognizione di causa. Il tavolo tecnico dovrà identificare le modalità di adeguamento dei pozzi per garantirne la qualità. Dovranno essere determinate azioni per ridurre le infiltrazioni nella fognatura. Pur continuando a rispettare l’opinione dei comitati ritengo che certe posizioni (il riferimento è all’ambientalista Paolo De Toni, ndr) non contribuiscano alla tutela del territorio e dei cittadini».

Il consigliere regionale Mauro Travanut aggiunge: «Per ora restano le divergenze tra chi pensa pure all’acquedotto e chi ritiene utile fare la sperimentazione, ma rifiuta strozzature e misuratori nei pozzi. Estranei al territorio i primi, rappresentanti istituzionali dei Comuni i secondi. Fontane, meglio ricordarlo, negli ultimi quarant’anni, già provviste di rubinetto. Sperimentazione, s’intende, compatibile con il complesso fenomeno meteorico-geologico: otto, dieci anni, circa. Tra qualche decennio i comitati chiederanno gli acquedotti.

Questo è quanto afferma chi non abita da queste parti. Vogliono offrirci l’opera acquedottistica per salvaguardare la nostra salute. Resta nitido il progetto dei sindaci Pd. L’assessore Vito – conclude Travanut – farà sicuramente tesoro della sensibilità emersa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

24 maggio 2015

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