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La vecchia “cassaforte” del Pci commissariata dalla Regione

Dopo le dimissioni dei big Pd, il commercialista Cucchini a capo della Fondazione per il riformismo Fvg. Gestisce una quindicina di sedi o case passate nelle mani dei Ds sino alla fusione con la Margherita

di Mattia Pertoldi

La sede del Pd di Udine è uno degli...

La sede del Pd di Udine è uno degli immobili di proprietà della Fondazione

UDINE. La “vecchia” cassaforte del Pci nelle province di Udine, Pordenone e Trieste è stata commissariata. Dallo scorso 2 settembre, infatti, la Fondazione per il riformismo del Fvg – per decisione della giunta regionale – è affidata per i prossimi tre mesi (prorogabili per al massimo altri tre)al commercialista udinese Alessandro Cucchini e, contemporaneamente, sono stati sciolti tutti gli organi costitutivi.

Una Fondazione, quella cui è stato nominato Cucchini, che nasce il 31 dicembre 2008 con lo scopo di gestire i beni immobili – sedi di partito e alcune abitazioni – di proprietà dei Ds, precedentemente ereditate dal defunto Pci, nelle province di Udine (tranne una struttura ad Aquileia), Trieste e Pordenone.

Nel “paniere” in mano alla Fondazione, complessivamente, ci sono una quindicina di immobili tra cui la vecchia sede del II e III circolo del Pd a Trieste in via Geppa, quella attuale di Udine in via Joppi e l’abitazione che ospita il circolo dem a Cordenons. Al vertice viene messo una sorta di triumvirato diviso per provincia: Renzo Travanut a Udine, Lodovico Sonego a Pordenone e Gianni Torrenti a Trieste.

Tutte persone che, all’epoca, non ricoprivano cariche elettive o politiche di un certo peso. Poi, però, la situazione cambia. Nel 2013 Sonego viene eletto senatore, Travanut diventa segretario regionale del Pd – al posto di Debora Serracchiani – e Torrenti – che ricopriva l’incarico di presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione – entra in giunta regionale con, tra l’altro, la delega alla cultura.

Particolare non da poco perchè la legge regionale del 1993 prevede che «il controllo sull’amministrazione delle fondazioni riconosciute persone giuridiche di diritto privato viene esercitato dalle Direzioni regionali o dai servizi autonomi competenti nelle materie in cui le fondazioni medesime operano».

Il rischio, dunque, è che – pur non avendo mai richiesto alcun contributo pubblico – il controllore della Fondazione sia anche il controllato. Se ci aggiungiamo, poi, un rapporto politico certamente non idilliaco – per utilizzare un eufemismo – tra Sonego e Serracchiani (e quindi di rimbalzo Torrenti) bene capiamo come arrivino le rispettive dimissioni e alla presidenza giunga un’altra persona, Renato Santin, il quale, però, rassegna le proprie dimissioni il 25 ottobre dello scorso anno aprendo, anche se un anno dopo, le porte al commissariamento.

«Possiamo dire che avevamo difficoltà di visione comune – ha commentato Torrenti – nella gestione di un patrimonio che vale, più o meno, 1,5 milioni di euro. La Fondazione non raccoglie né chiede soldi, ma affitta, a prezzi molto bassi, le proprietà che ha in gestione al Pd, come in via Joppi, oppure a privati con lo scopo di metterle a reddito per organizzare qualche iniziativa culturale.

Uno scopo, però, molto teorico considerato come il denaro recuperato dagli affitti degli ex beni dei Ds non ci abbia mai consentito di coprire nemmeno le spese per commercialisti e imposte».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

15 settembre 2016

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