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La principessa Sissi sconfigge il Patriarca

Con il biglietto staccato alle ore 15.42 di domenica scorsa, anch’io risulto uno dei sedicimila visitatori del Museo archeologico nazionale di Aquileia, in occasione dell’esposizione dei reperti arrivati dal Bardo di Tunisi, dopo la strage compiuta nelle sue sale dai terroristi islamici. Ho rinviato la decisione fino a quasi tempo scaduto, spinto più da una carica emotiva che culturale. Mi sembrava giusto un piccolo gesto quasi di solidarietà a quel popolo e anche un modo per ricordare Giulio Regeni e il suo impegno di studioso di quelle terre.

Pioveva ad Aquileia e la facciata del Museo appariva ancor più triste del solito, quando assomiglia a un sanatorio di altri tempi, con le urne funerarie all’esterno a far brutta mostra di sé, il cortile d’ingresso che offriva tutta la sua decadenza. Sotto i porticati altri reperti in attesa di una sistemazione consona alla loro storia. Se volete una descrizione più accurata, più dannatamente realistica dell’immagine data dalla struttura museale e dei suoi servizi, leggetevi la lettera scritta dalla signora Graziella Sostero Cattaruzzi al giornale mercoledì scorso. In essa traspare tutta la delusione, e anche la rabbia, provata di fronte a questo stato di cose, non solo per quanto riguarda l’aspetto espositivo, ma la stessa accoglienza turista della cittadina. Tutto vero, purtroppo.

L’arrivo alla presidenza della Fondazione, di Antonio Zanardi Landi ha portato indubbiamente una ventata di rinnovamento e il successo del Bardo lo dimostra. La rete di rapporti internazionali tessuta durante la sua attività di ambasciatore è la garanzia di nuove strade e progetti. Mi fido di lui, avendolo avuto come compagno al ginnasio: i compiti li “passava” e già questo è un bel biglietto da visita.

Trovo anche politicamente corretto che Debora Serracchiani si faccia lustro dell’evento, ma ritengo controproducente e sbagliato, nascondere dietro a questo singolo risultato, le carenze strutturali di qualsiasi progetto Aquileia. Servono spazi e interventi di portata sinora mai pensati o meglio mai voluti. Comportano, infatti, investimenti straordinari, scelte che vedano nella cittadina romana e patriarcale, una fonte non solo di ricchezza in termini di Pil regionale, ma soprattutto di faro culturale mondiale.

Andrei pure cauto con i ringraziamenti al ministro Franceschini: nella nuova organizzazione del ministero tra i dieci musei e parchi nazionali autonomi, quindi con maggior peso e importanza, ha voluto il castello di Miramare a Trieste e non Aquileia. Perchè?

©RIPRODUZIONE RISERVATA

06 marzo 2016

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