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Il Friuli scommette sul turismo a piedi – Foto e Video

Sabato a San Daniele gli stati generali per fare il punto sulle vie culturali e di fede L’obiettivo è seguire l’esempio di Santiago, visitato da migliaia di persone

di Alessandra Beltrame

SAN DANIELE. Il Friuli Venezia Giulia è attraversato da antiche vie di pellegrinaggio e cammini storici che sempre più ricevono l’attenzione di un turismo internazionale, non solo religioso ma anche naturalistico e culturale, che ama viaggiare a piedi.

Ma quali sono questi cammini? Dove portano e da dove passano e, soprattutto, in che modo attirare i viaggiatori che a migliaia da ogni parte del mondo percorrono le vie di Santiago di Compostela o le più conosciute Francigene del centro e Sud Italia?

Le risposte verranno dagli stati generali dei Cammini, che si svolgono sabato a San Daniele. Sono il primo passo – è il caso di dirlo – verso la conoscenza, lo scambio di esperienze e un auspicato coordinamento fra tutti coloro che si occupano di pellegrinaggi, viandanza, escursionismo e turismo. Un approccio laico, anche scientifico, pur senza trascurare il valore spirituale.

Il 2016, per chi non lo sapesse, è l’Anno nazionale dei Cammini, ed è da qui che ha preso le mosse la Comunità collinare, che per la sua posizione baricentrica nel cuore del Friuli aspira a porsi al centro di questo rinascimento delle antiche vie, studiandole e tracciandone i percorsi per metterli a disposizione di tutti. «I cammini sono una grande occasione di sviluppo per le nostre comunità», afferma Fabio Spitaleri, coordinatore degli stati generali.

Che il Friuli fosse terra di passaggio è fatto noto. I pellegrini venivano dalle terre del Nord e dell’Est per dirigersi verso i grandi centri della spiritualità, mete devozionali di ieri come di oggi: Roma, Gerusalemme, Santiago. Ma prima di tutto c’era Venezia, crocevia di tanti mondi.

Si possono indicare due cammini principali: uno che scendeva dall’Austria attraverso o il Passo di Monte Croce Carnico o da Tarvisio, ricongiungendosi a Venzone e seguendo poi il Tagliamento per deviare verso Concordia Sagittaria. Poi c’era una via costiera da Trieste che attraversava la Bassa, toccando le terre di Aquileia, Marano e San Michele, ricongiungendosi con quel Tagliamento che per secoli ha fatto da faro a milioni di viandanti, transumanti, cramârs, pellegrini e greggi.

Ma i cammini culturali e devozionali in Friuli sono oggi anche altri: nascono su ispirazione di quello di Santiago e puntano a valorizzare i percorsi di fede locali. Ecco allora il Cammino Celeste da Aquileia al Monte Lussari, passando da Cividale, le Valli del Natisone e Resia.

Ideato dieci anni fa dal Circolo Navarca di Aiello e oggi forte di 500 passaggi l’anno, un sito in cinque lingue, una guida e un pesciolino-simbolo che accompagna il pellegrino sulla credenziale e sulla via. In Carnia dal 2010 si è invece sviluppato il Cammino delle Pievi, percorso circolare che tocca dieci luoghi di culto storici dell’Alto Friuli, come la magnifica San Pietro di Zuglio. Anche qui un sito, una guida (in ristampa) e la credenziale timbrata dall’arcivescovo per chi completa l’anello di 20 tappe con le proprie gambe.

A San Tomaso di Majano è stato invece riportato alla luce e ricostruito dal Comune un antichissimo luogo di ricovero e sosta, fondato nel 1199 dai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. L’obiettivo dell’associazione Amici dell’Hospitale è di farne un fulcro culturale, riportandolo all’originaria funzione di accoglienza.

Mura antiche: una tappa ambita per ogni neo pellegrino. L’ospitalità resta un tema cruciale: un cammino di successo si basa sulla disponibilità di alloggi e sorrisi e pasti caldi a ogni approdo di tappa.

A volte sono le parrocchie, altre i privati che sopperiscono alla mancanza di ostelli e b&B.

A misurarsi su questi e altri temi, a San Daniele ci saranno anche i neo-viandanti “glocal”, i Rolling Claps, che le antiche vie le hanno percorse tutte e che porteranno il loro contributo di suole consumate e chilometri macinati. Reduci dalla Via degli Dei (da Bologna a Firenze) percorsa a dicembre, la Lubiana-Trieste (in ottobre), a loro spetterà il compito di confrontare le esperienze locali con quelle nazionali e internazionali.

Un obiettivo ambizioso, quello degli stati generali: fare del Friuli “la regione dei Cammini” nel nome di un turismo lento e consapevole, a basso impatto, curioso e rispettoso del territorio.

Con il sogno che diventino come i “caminos” che raggiungono Santiago di Compostela: affollati di donne e di uomini affaticati e gioiosi. Magari con in mano una supercredenziale, che li riunisca tutti. Intanto, però, se sabato tutti i sentieri portano a San Daniele, di sicuro ci sarà qualcuno che alla biblioteca Guarneriana arriverà a piedi, zaino in spalla.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

25 febbraio 2016

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