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Gilberto e le suggestioni di Aquileia

Remo Cacitti e i vent’anni dalla morte di don Pressacco: studioso formidabile

di REMO CACITTI

Il professor Remo Cacitti terrà domenica, alle 18, a Sedegliano, la lectio in memoria di don Gilberto Pressacco nel ventennale dalla morte. Ecco una sintesi di ciò che dirà.

di REMO CACITTI

Ho avuto il privilegio di conoscere e, per molti versi, di accompagnare l’itinerario di ricerca di tre altri studiosi cui si deve l’incremento delle conoscenze circa le tematiche sottese alle origini del cristianesimo aquileiese: Gilberto Pressacco, Renato Iacumin e Gabriele Pelizzari. Ho avuto il privilegio di assistere per alcuni decisivi anni della mia formazione alla prodigiosa esplosività della ricerca di Gilberto Pressacco: nei momenti più impensati, anche nel cuore della notte, sentiva l’urgenza di comunicare il magma rovente delle ipotesi ermeneutiche che incessantemente scaturivano dalle sue ricerche e dai suoi studi; era come se temesse che quanto aveva appena raccolto dagli abissi donde scaturivano sorgenti sempre inesauste di ipotesi, collegamenti, confronti potesse cristallizzarsi perdendo l’élan vital della sua primigenia espressione.

Sotto questo profilo, si possono forse meglio lumeggiare due tendenze verosimilmente simmetriche del suo agire: l’estrema accelerazione del suo percorso comportava infatti un fin troppo rapido superamento – posto quasi in una sorta di casellario d’archivio – delle proposte avanzate solo poc’anzi, che venivano adombrate da nuovi risultati e da nuovi argomenti. In ragione del lavoro che ho svolto per oltre quarant’anni in Università, penso mi si possa dar credito quando affermo che, leggendo soltanto le risposte che Gilberto Pressacco diede a Raffaella Paluzzano in quel libretto uscito postumo e che riassumeva con intelligente semplicità tutto il percorso della sua ricerca storiografica sulle origini del cristianesimo ad Aquileia (“Viaggio nella notte della Chiesa di Aquileia”), si possano configurare per ciascuna spunti ed elementi per ben più di una tesi magistrale, tanto dovizioso risulta il patrimonio delle sue conoscenze.

Per raggiungere questi risultati, Gilberto Pressacco viaggiò molto sia lungo le rotte da cui presumeva fosse giunto ad Aquileia il cristianesimo sia lungo quelle in cui rintracciare, nei secoli successivi, tracce del cristianesimo aquileiese, da Axum alla Provenza, da Gerusalemme ad Avila. Sotteso a queste rotte geografiche, risalta però un altro affascinante itinerario, quello del costante confronto con gli studiosi di altri ambiti disciplinari: sono pagine piene di fascino, testimoni di un’intelligenza formidabile, pagine che tuttavia la troppo acerba morte non gli ha consentito di affinare. Può ben capire cosa intendo chi sia mai salito una sola volta sulla sua vettura: era difficile trovarvi posto, perché tutti i sedili erano ingombri di una massa lavica di libri consunti dalla lettura e di carte e fotocopie fittamente annotate che si erano però rovesciate e sparpagliate quasi a costituire il rivestimento di quell’abitacolo.

È possibile definire un’identità del cristianesimo aquileiese, un’identità che non rappresenti soltanto il portato di una mera ricerca storica, ma che possa significare nell’oggi, in una società così profondamente diversa ed estranea? Il fascino indubbio di questa rivendicazione, di questo progetto cela purtroppo la sua intrinseca contraddittorietà: se c’è una lezione, infatti, che il cristianesimo aquileiese antico ci consegna è quella che non esiste un solo cristianesimo; allora come oggi, il kerygma è stato possibile solo nella sua declinazione nel cuore di un tempo e di uno spazio non solo geografico, ma anche culturale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

17 settembre 2017

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