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Fabio Capello: «Quanto mi piace il riscatto di Delneri»

Il tecnico a Udine per il “Premio Friulano nel calcio 2016”

di Massimo Meroi

UDINE. La risposta migliore arriva alla fine quando gli viene chiesto se si diverte nel suo nuovo lavoro di commentatore televisivo di calcio internazionale su Sky: «Altrochè, non perdo mai, vinco tutte le partite».

Fabio Capello si congeda con un sorriso, lui che da sempre è stato dipinto come personaggio un po’ ruvido. Quando allenava il Milan lo definivano un duro con quel suo mascellone da sergente di ferro.

Alla Roma l’ultimo scudetto l’hanno vinto 15 anni fa con il “bisiaco” in panchina perchè soltanto un tecnico come lui poteva tenere sulla corda un ambiente “pazzerello” come quello capitolino Ieri, invece, in occasione della “Festa del mister 2016”, Capello, che ha ricevuto il “Premio sportivo Friulano nel calcio 2016”, Capello ha tolto la maschera da duro e si è «commosso».

Salto indietro nel tempo. «Questa è la mia regione – ha detto al momento della consegna del premio –, mi sento di questa terra. Rivedere la moglie di Gigi Comuzzi mi ha commosso. Quando ero ancora calciatore venivo a fare le sabbiature a Grado: non andavo in Costa Smeralda o a Ibiza, venivo qui a curarmi perchè volevo continuare a giocare. E ricordo le chiaccherate fuori dall’albergo con Gigi».

Lo storico allenatore dell’Udinese, nonchè grande talent scout, gli spiegò perchè non riuscì a portarlo in bianconero, anticipato dal presidente della Spal Mazza, sì quello che acquistò anche Delneri e Reja, e che ebbe la meglio anche sul Milan.

«Comuzzi era una persona che valeva la pena ascoltare, non diceva mai sciocchezze, rivedere la sua signora mi ha toccato».

 

Settore giovanile. Capello è stato premiato per ultimo. Erano undici i tecnici da insignire prima di lui a cominciare da quelli del settore giovanile. Fabio ha voluto spiegare come la sua carriera sia proprio cominciata dal vivaio.

«Non sono partito dall’alto. Ho dedicato cinque anni della mia carriera ai ragazzini e quell’esperienza me la sono portata dietro. Agli allenatori dei giovani dico che per prima cosa devono educare: oggi c’è molta maleducazione in giro e i genitori sono quello che sono. Al mio primo giorno al Milan feci una riunione con papà e mamme e dissi loro: “Siete fortunati, avete dei figli che fanno sport in una società che li segue. Se saranno capaci e matureranno potranno fare carriera, ma la strada è lunga. E il primo di voi che sento fare una critica a un arbitro o a un giocatore sappia che suo figlio non giocherà più”. Molti ragazzi li andavo a prendere a casa in auto per portarli al campo. Per me è stato bello tanti anni dopo che i genitori di Costacurta e Filippo Galli si siano ricordati di quello che avevo fatto per i loro ragazzi. I giovani vanno guidati e stimolati».

Valori. Lui lasciò Pieris giovanissimo e andò a Ferrara. «È stata la mia fortuna. Lì ho conosciuto mia moglie. Parlavo bisiaco, ma in squadra avevo quattro friulani e lì imparai il friulano. Questo riconoscimento di oggi ha ancora più valore perchè ridà brillantezza a un uomo che sta diventando vecchio».

Solo anagraficamente. Perchè Capello ha dentro i valori della sua terra che cerca di trasmettere ai giovani attraverso le sue parole: «Noi friulani siamo gente seria, con voglia di lavorare. A volte si sente dire che si arriva solo perchè si è raccomandati o fortunati: non è vero. La fortuna ti capita una volta se vinci alla lotteria. Serve dedizione al lavoro e all’attenzione dei particolari e pensare positivo. Io dopo una vittoria pensavo sempre alla prossima sfida».

Stranieri. Capello, che da oltre un anno fa l’opinionista di Sky, vede segnali di rinascita del calcio italiano. «Qualche tempo fa ero stato molto critico con i nostri allenatori che non avevano il coraggio di lanciare i nostri giovani. Qualcosa sta cambiando, specialmente in questo ultimo campionato».

All’Udinese non è così. Nella rosa friulana ci sono appena quattro italiani. Una miseria. Capello fa il diplomatico e replica così: «In alcuni casi si tende a puntare sui ragazzi di colore perchè sono più avanti da un punto di vista atletico, ma io consiglio di avere più pazienza e puntare sull’insegnamento».

Profeta in patria. Capello ha girato il mondo e ha vinto tanto. Anche Gigi Delneri cominciò il suo lungo viaggio da Ferrara, ma senza mai staccarsi dal Friuli dove ha continuato a vivere anche perchè ha sposato una friulana.

L’uomo di Aquileia all’Udinese è tornato prima da giocatore e adesso da allenatore. Capello non nasconde la sua soddisfazione per i risultati che il suo collega sta ottenendo.

«Gigi profeta in patria? Se ha fatto questa scelta evidentemente c’erano le condizioni per farla. Sono molto contento per quello che sta facendo. Nelle ultime stagioni aveva ricevuto qualche critica, all’Udinese sta dimostrando che anche gli allenatori più “vecchietti” hanno ancora le idee vincenti e sono portatori di novità e brillantezza».

Vede l’Udinese ormai in acque sicure: «La zona retrocessione è lontanissima, sarà un’annata tranquilla, ma mai adagiarsi».

E sulla corsa scudetto è chiaro: «La Juve vincerà il sesto scudetto di fila. È una società organizzata e con giocatori di qualità. Perchè nessuno riesce a scalzarla? Perchè ha giocatori meno forti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

20 dicembre 2016

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