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Daverio: «L’Europa riconosca il mosaico»

Da Spilimbergo parte l’appello del critico d’arte: con il vino è uno dei legami del vecchio continente

di Guglielmo Zisa

SPILIMBERGO. «Il vino e il mosaico salveranno la nostra Europa. Sono questi gli elementi che legano i popoli che vivono nel vecchio continente, non una moneta cui non crediamo più. Dovreste lanciare un manifesto, il famoso manifesto di Spilimbergo e, il vostro sindaco, domani dovrebbe inviare una lettera ai componenti della commissione europea chiedendo che nel capitolo 1 della Costituzione sia scritto, molto chiaramente, che l’Europa è un’associazione di popoli fondata sul mosaico e sul vino».

Questo è soltanto uno degli spunti di riflessione, particolarmente accattivanti, lanciati da Philippe Daverio.

Il critico d’arte, giornalista e conduttore televisivo è stato ieri il testimonial d’eccezione – scelto dal Comune di Spilimbergo – per l’inaugurazione a Palazzo Tadea di “Mosaïzm a Spilimbergo: il futuro antico di un’arte senza tempo”.

La collettiva raccoglie 52 opere musive realizzate da sette artisti provenienti da Germania, Francia, Danimarca, Croazia e Italia che hanno frequentato la Scuola mosaicisti del Friuli tra il 2001 e il 2004.

L’iniziativa fa parte della fase conclusiva del progetto “Dalla musica al mosaico, dal Friuli a Venezia” con il quale il Comune di Spilimbergo, in collaborazione con le amministrazioni di San Giorgio della Richinvelda e Vivaro si è aggiudicato nel 2014 un bando regionale a sostegno di progetti culturali.

Nemmeno la pioggia ha frenato l’entusiamo di quanti (in gran numero) sono giunti al Tadea per godersi l’intervento del popolare critico, intrattenutosi con i presenti spaziando a tuttotondo sul mondo dell’arte e del mosaico.

In apertura Daverio ha lanciato un assist al sindaco Renzo Francesconi, proponendo di dare la cittadinanza onoraria a Steven Spielberg, vista l’assonanza tra il celebre regista americano e la città del mosaico (Spielberg-Spilimbergo).

«Un’operazione di marketing – ha osservato – che potrebbe fare bene al territorio».

Parlando d’arte, ha ricordato come il mosaico sia, purtroppo, una forma espressiva al momento lontana dai riflettori, ricordando come all’ultima Biennale di Venezia non fosse presente nemmeno un’opera.

«Questo accade perché le scelte troppo spesso sui contenuti avvengono in luoghi lontani, come New York o Soho, dove le opere vengono individuate tenendo conto di canoni che sono principalmente legati al business e non all’arte in sè» ha chiarito Daverio, rimarcando come il Friuli Venezia Giulia possa essere, a tutti gli effetti, il cuore e la culla del mosaico.

«Aquileia – ha sottolineato – è una sorta di Pompei per questa forma d’arte, anche se purtroppo non è tenuta nelle migliori condizioni, così come accade a molti altri siti archeologici in Italia. E poi c’è questa scuola, nella quale si sono formati

anche i ragazzi di questo collettivo, che rappresenta un unicum a livello internazionale». «Un’arte, quella del mosaico – ha concluso Daverio – che nasce dal polpastrello, un’arte dove testa e dita rimettono assieme ciò che è spaccato dalla martellina».

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

28 settembre 2015

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