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“Barba” Mian tifa azzurri… senza tv

La storia del “vecio alpin” di Aquileia plurimedagliato con gli Azzurri. «Il loro talento ce lo sognavamo, ma la nostra difesa era super»

Michele Mian con Abbio con l'oro...

Michele Mian con Abbio con l’oro all’Europeo 1999

 

AQUILEIA. In quest’angolo d’Italia il basket è di casa, così come, almeno fino alla caduta del Muro di Berlino, TeleCapodistria e le telecronache del mitico Sergio Tavcar erano un must con le partite del Partizan, dello Zadar o del Cibona di Drazen.

Poi? Sono arrivate le pay tv, è sbarcato Sky e la tv dei “plavi” è passata di moda. Per tutti, non per lui: Michele Mian. Il vecio alpin, come lo chiamava Franco Lauro a Mamma Rai prima di essere dirottato al 90esimo minuto “dimezzato”, uno che la barba lunga la portava per puntiglio già vent’anni fa e non per vezzo come accade oggi su tutti i campi, te lo immagini ora a tifare sul divano di casa per gli azzurri. Lui che, tra il 1999 e il 2004, ha vissuto due epoche d’oro dell’Italbasket da protagonista assoluto (e silenzioso), quella di Myers, Fucka e Tanjevic e quella di Pozzecco, Basile e Recalcati, invece non è un abbonato a Sky.

Ma va. Com’è possibile? E poi ci sarà un bar ad Aquileia (o a Udine dove ha un’ottima scuola di minibasket), ci sarà un gruppo di amici che si ritrova a casa di un abbonato Sky a vedere i numeri di Gallinari o le triple di Belinelli? No. Perché Mian è questo. Barba, laurea in Filosofia con una tesi su Marx, quando il Muro era caduto da un pezzo e lui giocava in A con la Snaidero Udine, una splendida famiglia dove però la tv si vede col contagocce.

E allora? «È un bel problema – spiega –, non ho l’abbonamento a Sky perché finiti gli Europei non saprei che farmene, addirittura mio fratello, malato di basket, non ha nemmeno la tv. L’altra sera è venuto a casa mia, abbiamo cercato e ricercato tra i canali in chiaro trovando solo Slovenia-Croazia su TeleCapodistria».

L’Italia? «Certo che la seguo – aggiunge – leggo i giornali e poi ci sono i social network e i gruppi WhatsApp». Sì, perché Mian, al progresso ha fatto una concessione: il telefonino. «E da quel che ho letto questa squadra ha un talento enorme, ma forse è ancora poco squadra – spiega –. Noi quel talento non l’avevamo. Gallinari? Belinelli? Bargnani? Macchè, ma Ghiaccio (Chiacig), Galanda, Marconato, Fuckca, Abbio erano formidabili in difesa. Tra tutte le storiche partite che abbiamo vinto solo in quella con la Lituania ad Atene 2004 avevamo fatto una prestazione clamorosa in attacco. Per il resto comandava la difesa».

Il futuro dell’Italia? «Se saranno coesi possono arrivare in semifinale, ma occhio a sottovalutare

Israele: sarebbe letale». Poi contro la Serbia non ci sarebbero possibilità… «No, nel 2003 all’Europeo non avevamo stelle, avevamo perso con la Francia di brutto nelle eliminatorie. Poi le abbiamo strappato il bronzo e il pass per Atene». Viva TeleCapodistria, viva il vecio Alpin.

12 settembre 2015

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine