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Aquileia regala altri tesori: scoperte le mura del teatro romano

Una serie di importanti ritrovamenti archeologici grazie agli scavi dell’Università di Padova

di Elisa Michellut

AQUILEIA. Importanti scoperte archeologiche nella città romana, dove si sono concluse due campagne di scavo archeologico condotte, tra maggio e luglio, dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova.

Sono state scoperte le mura radiali del teatro romano di Aquileia. Si presume che la cavea fosse ampia un centinaio di metri. Scoperto anche un nuovo abside e un mosaico all’interno della domus delle Bestie Ferite.

Nell’importante sito Unesco, l’Ateneo patavino è attivo con due cantieri, diretti da Monica Salvadori e Andrea Raffaele Ghiotto.

Le indagini, in regime di concessione, si sono svolte in accordo con la Soprintendenza Archeologia del Fvg e con il sostegno della Fondazione Aquileia.

«Oltre alle indagini nell’area del Sepolcreto, già in gestione alla Fondazione – spiega il direttore, Cristiano Tiussi – abbiamo assicurato il sostegno alle campagne di scavo su aree di cui è previsto il conferimento da parte del Ministero. Nel caso del teatro si tratta di una collaborazione scientifica, che mira a comprendere l’ampiezza dell’edificio e a pianificarne la futura valorizzazione».

Le aree indagate riguardano un ricco complesso residenziale privato ubicato nel settore settentrionale della città antica (domus delle Bestie ferite) e un monumentale edificio pubblico nel quartiere occidentale (teatro romano), a sud-ovest del Foro.

Nella prima area, le indagini archeologiche, condotte a partire dal 2007, hanno permesso di seguire lo sviluppo di un quartiere residenziale dell’antica città romana riportando alla luce importanti strutture e mosaici che attestano la continuità di vita di questo settore urbano per un periodo lungo più di 500 anni (fine I secolo a.C. – V secolo d.C.).

«A partire dal 2013 – spiegano i responsabili – lo scavo si è ampliato verso ovest mettendo in luce un nuovo settore abitativo. È stata indagata un’ampia porzione di terreno, che ha consentito di chiarire l’assetto planimetrico del settore più settentrionale delle domus indagate.

Le strutture coprono un arco cronologico che va dall’inizio del I secolo d.C. al IV secolo compreso. È stato per ora possibile riconoscere due principali fasi edilizie. Alla prima (di epoca augustea, ma mantenuta a lungo nel corso del tempo) è riferibile un esteso vano pavimentato con un mosaico di pregiato livello tecnico-artistico. Nella seconda fase, di epoca tardo-antica, il precedente impianto fu in gran parte demolito per essere sostituito da un’imponente abside associata a un ampio vano di rappresentanza pavimentato in marmo e da un’area scoperta lastricata, probabilmente dotata di portico colonnato».

Il secondo cantiere si trova tra il Foro e le Grandi Terme. Qui le indagini di scavo sono iniziate nel 2015 allo scopo di verificare la suggestiva ipotesi avanzata a suo tempo da Luisa Bertacchi, secondo la quale in quel luogo si sarebbero trovati i resti dell’antico teatro.

«La felice intuizione – confermano gli archeologi – ha trovato una prima conferma nella campagna di scavo dell’anno scorso e si avvale oggi degli ulteriori risultati emersi.

Le indagini hanno permesso di individuare diversi tratti di una serie di lunghe e potenti strutture murarie disposte a raggiera (muri radiali), scandite in due settori da un muro curvilineo intermedio.

Nel loro complesso queste strutture presentano le caratteristiche tipiche degli impianti costruttivi in muratura che sorreggono la cavea di molti edifici per spettacoli di età romana. Allo stato attuale sembra che il diametro della cavea fosse di circa un centinaio di metri».

La ripresa delle indagini è prevista per la primavera 2017.

03 agosto 2016

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