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Aquileia, nuovi ritrovamenti nell’area dell’Anfiteatro

Conclusa nella città romana la seconda campagna di scavi dell’equipe dell’ateneo veronese

di Elisa Michellut

AQUILEIA. Si è conclusa con nuovi importanti ritrovamenti la seconda campagna di scavo nell’area dell’Anfiteatro romano di Aquileia, effettuata da un’équipe dell’Università di Verona – Dipartimento culture e civiltà, sotto la direzione di Patrizia Basso. Il ritrovamento in alzato di parte delle murature dell’edificio rivela che l’Anfiteatro era interamente costruito su un sistema autoportante, come l’Arena di Verona.

Nel 2015 l’ateneo veneto, su concessione di scavo del Mibact, ha avviato la prima campagna di indagine archeologica nell’area demaniale di palazzo Brunner, un’area mai scavata prima e nel cui sottosuolo, almeno stando a quanto risultava dalla documentazione nota, si pensava dovesse essere nascosta circa un quarto dell’intera superficie dell’edificio.

I risultati ottenuti in questa prima campagna di scavo, con l’importante scoperta di una poderosa e fino ad allora ignota platea di fondazione dell’antico Anfiteatro romano, larga quasi 4 metri, hanno rappresentato l’input scientifico per la seconda campagna, condotta quest’anno tra il 5 e il 16 settembre.

L’intervento è stato effettuato in accordo con la Soprintendenza archeologia del Fvg e con la partecipazione ai lavori degli studenti della laurea magistrale in Quaternario Preistoria e Archeologia delle Università di Ferrara, Verona, Trento e Modena e degli studenti, dottorandi e dottori di ricerca dell’Università di Verona, con il supporto logistico della ditta Sap.

«Le indagini – spiegano gli archeologi – hanno rivelato che almeno parte delle murature dell’edificio si conservano in alzato anche per 170 metri in altezza. L’apertura di una lunga trincea di scavo, in prosecuzione di quella aperta lo scorso anno, ha permesso di verificare l’intera sezione dell’anfiteatro, a partire dalla galleria esterna, da dove entrava il pubblico, fino all’arena.

Si è così potuto capire che l’edificio era costruito su un sistema di murature autoportanti. Sono stati portati alla luce un tratto lungo più di 10 metri di uno dei muri ellittici e 6 dei muri radiali (disposti su due raggiere concentriche) che sostenevano le gradinate. Sono emersi un tratto della larga muratura che delimitava l’arena e sosteneva le prime gradinate e alcune strutture murarie che costituivano le basi per le scale».

15 settembre 2016

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine