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Al via i nuovi scavi per le “grandi terme” di Aquileia

Con un’estensione di 25.000 metriquadri, l’area di scavo è una delle più grandi del Nord Italia. A lavoro un team di 290 persone tra studenti, tirocinanti e specializzandi dell’università di Udine

AQUILEIA. Riprende da oggi ad Aquileia la campagna di scavo archeologico didattico condotta dal Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine sul sito delle Grandi Terme costantiniane che, con i loro 25 mila metri quadrati di estensione, sono uno dei più vasti impianti termali pubblici dell’Italia settentrionale romana.

La campagna – riferisce l’Università di Udine – vedrà, a settembre, la realizzazione di un importante intervento di restauro, sostenuto finanziariamente dalla Fondazione Aquileia e concordato con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia. L’intervento rappresenta la prima tappa delle attività di conservazione e valorizzazione, che progressivamente restituiranno sul terreno la pianta delle Grandi Terme e la disposizione dei loro vasti saloni.

L’intervento – spiega la direttrice dello scavo, Marina Rubinich – restituirà la forma della trincea dove correva il muro di separazione tra i saloni del frigidarium e del calidarium e sarà ripristinato il contenimento dei pavimenti a mosaico a motivi geometrici in pietra e cotto, appartenenti all’ultima fase della vita delle terme tra la fine del IV e il V secolo d.C., operazione indispensabile per evitarne il degrado. Gli scavi riguardano anche un’area subito all’interno del muro perimetrale settentrionale, con un eccezionale interesse scientifico.

Qui, infatti, nonostante le devastanti opere di spoliazione delle strutture murarie condotte dall’età medievale fino alle soglie del ‘900, sono già state identificate ben tre fasi sovrapposte. Quella più antica, e perciò più profonda – spiega Marina Rubinich – è una fontana-ninfeo monumentale, con vasche circolari e rettangolari, resti di una canalizzazione per l’approvvigionamento e lo smaltimento delle acque e un’estensione di almeno 180 metri quadrati. Lo scavo di quest’anno sta cercando di mettere completamente in luce i limiti della fontana al fine di capire se essa appartiene alla prima fase di costruzione delle terme (prima metà del IV sec. d.C.) o se è addirittura precedente.

28 agosto 2017

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine