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«Abbiamo rischiato davvero grosso»

Le testimonianze di alcuni passeggeri: «Potevamo rimanere schiacciati»

Paolo Goat, presidente dell’Aquileia calcio, responsabile degli autisti dell’Apt Gorizia, è stato uno dei primi a intervenire sul luogo dell’incidente.

«Mi trovavo a circa trenta metri – racconta –. Ho visto il pullman fuori strada e mi sono avvicinato per dare una mano. Assieme ad altri automobilisti ho aiutato i passeggeri a scendere. Il bus era in bilico sul bordo del fossato. Il mezzo avrebbe potuto ribaltarsi, con conseguenze pesantissime per le persone a bordo. All’inizio c’è stato un attimo di panico. Abbiamo temuto per il peggio».

Goat ha aiutato i passeggeri a scendere dal bus. Alcuni sono usciti dai finestrini, altri dalla porta posteriore. «È stato necessario rompere i vetri – racconta ancora il presidente dell’Aquileia calcio –. Qualcuno si è ferito lievemente. Ho immediatamente chiamato i colleghi dell’Apt Gorizia e, in mezz’ora, è stato inviato sul posto uno dei nostri pullman. Abbiamo portato tutte le persone ad Aquileia, dove hanno pranzato. Nel primo pomeriggio, Goat ha trasportato tutta la comitiva fino a metà strada. Sono stati caricati su una seconda corriera partita da Milano. In serata (ieri, ndr) erano tornati a casa. Per fortuna questa brutta avventura si è conclusa senza feriti gravi».

I passeggeri, caricati sul bus Apt, guidato da Andrea Colabucci, sono stati portati al ristorante Ai Patriarchi di Aquileia. Nonostante le facce tese e lo sguardo ancora spaventato, hanno pranzato tutti assieme. «Abbiamo rischiato grosso – commenta una donna –. Il pullman è rimasto in bilico, avrebbe potuto ribaltarsi. Io stavo leggendo, quando è successo. Abbiamo sentito un botto e ci siamo trovati fuori strada. Ho preso una botta al braccio, ma per fortuna nulla di grave. All’interno del bus, tra urla e lacrime, ovviamente è scoppiato il panico. Davvero una brutta esperienza».

In tanti hanno approfittato della sosta per chiamare a casa e rassicurare i familiari. «Appena siamo arrivati ad Aquileia ho chiamato mia figlia – dice Carlo –. Prima di telefonare ho preferito riprendermi. Avevo il cuore a mille. Ho avuto paura di morire e di non rivedere più i miei cari. Stavo dormendo, quando è successo. Sono stato svegliato dalle urla e dal forte botto. Non auguro a nessuno un’esperienza simile. Per fortuna la posso raccontare». (e. m.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

25 settembre 2017

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