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«Stop alle concertazioni ora è il tempo di decidere»

La presidente Serracchiani: politica ed economia devono volere il cambiamento «La Regione fa le riforme, per le controproposte ci saranno 10 giorni di tempo»

di Domenico Pecile

UDINE. Pragmatica. Risoluta. Concreta. Per nulla intimorita dall’eventuale impopolarità di alcune decisioni. «Anche troppo concreta – sibila uno dei presenti – e non so sinceramente se è un bene o un male; staremo a vedere. Certo che ha le idee chiare anche se qualcuno può non condividerle. Neppure Craxi era così decisionista». Il paragone arriva poco dopo che la presidente della Regione, Debora Serracchiani ha tagliato corto sul tema delle riforme, facendo spallucce al metodo della concertazione. «Con il metodo della concertazione, non andiamo da nessuna parte.

Dialogo, scambio di contributi e condivisione più ampia sono assolutamente necessari, ma poi ci vuole una politica che torni a decidere. E spesso sulle decisioni ci dividiamo. Invece, dobbiamo convincerci che servono azioni forti e concrete, che serve un cambiamento». Poi l’affondo: «La Regione farà la sua parte, farà delle proposte poi darà udienza. Ma se continuiamo a fare convegni, studi, analisi non andiamo da nessuna parte. La Regione illustrerà le riforme poi chi non sarà d’accordo avrà dieci giorni di tempo per presentare le sue controproposte».

Poi, a margine della conferenza stampa scherzerà affermando che i giorni necessari alle controproposte potrebbero essere anche soltanto cinque. «Siamo in una situazione in cui le risorse che abbiamo devono essere assolutamente indirizzate basandosi sulle priorità – aveva aggiunto sempre a margine dell’incontro – a livello nazionale, come anche regionale. Penso che ci voglia determinazione, per cui si fanno delle proposte e si danno degli indirizzi».

La Serracchiani incalza dunque la politica, come l’economia. Per questo il suo avvio d’intervento è stato perentorio: «Abbiamo parlato tanto di futuro. Ma abbiamo tralasciato il passato, perché è pesante, e il presente, perché complesso». Sul passato, la governatrice ha ricordato che la Regione ha avuto tante opportunità che sono andate perdute «perché non ha saputo leggere le crisi strutturali. Ha avuto risorse non utilizzate. Se il passato è pesante la colpa è di tutti quelli che non hanno letto i cambiamenti e se la politica non li legge significa che non va».

Quanto al «presente» Debora Serracchiani lo ha definito «complesso» perchè «la crisi attuale è davvero importante e quindi non eravamo preparati visto anche come è stato affrontato il passato». Ed ecco la metafora per spronare tutti ad affrontare la crisi con estrema determinazione «perché se si va in trincea con le pistole ad acqua…».

Da qui l’invito al cambiamento. Di più: «Bisogna sforzarsi di trascinare anche chi nel cambiamento crede poco, ma dobbiamo cominciare da noi stessi. Questa è la vera sfida culturale. E per questo – ha aggiunto riferendosi al Friuli Future Forum – serve una “foto” di quello che siamo per capire quello che vorremmo essere. Dobbiamo perciò costruire un’economia che affronti e risolva alcune criticità».

Poi, agganciandosi alla necessità di ridimensionare la concertazione, ha aggiunto: «Sulle analisi siamo fortissimi; sulle decisioni ci dividiamo». In ogni caso, «l’amministrazione regionale conferma la sua collaborazione a Friuli Future Forum, nella consapevolezza che abbiamo bisogno di individuare una visione e una prospettiva per i prossimi anni della realtà udinese e della nostra regione: faremo una fotografia dell’esistente ma soprattutto indicheremo le azioni che riteniamo di dover fare per rilanciare il manifatturiero e per attuare le prospettive strategiche del Friuli Venezia Giulia».

26 agosto 2014

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