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    Un’ emozione enorme entrare alla Camera, ma il lavoro non è finito

    La presidente del Fvg e vicesegretario nazionale del Pd, Debora Serracchiani, racconta in questo diario per il Messaggero Veneto, l’elezione del Presidente della Repubblica

    di Debora Serracchiani

    È stata la mia prima volta tra i banchi della Camera. Un’emozione forte. Come il sollievo, appagante, di poter pronunciare finalmente il nome del nostro candidato per il Quirinale, Sergio Mattarella. Un politico per bene, che ha una storia positiva, che viene quasi naturale da raccontare.

    Anche la giornata di ieri è cominciata presto. Anzi, tra la notte di mercoledì e ieri mattina mi sembra che quasi non ci sia stata soluzione di continuità. Sono state quelle le ore nelle quali abbiamo “acceso” le luci del Pd sul nostro nome per il Colle. Ieri ho scelto un vestito importante. Giacca rossa, maglietta nera, kilt, stivali.

    L’identico abito che avevo indossato per la visita del presidente Putin a Trieste, nel novembre 2013. Quello è stato un momento emozionante della mia esperienza da presidente della Regione. Ieri ho bissato. L’evento lo meritava. Il primo appuntamento è scoccato alle 8.30, per un incontro con i vertici di Autovie Venete per parlare di terza corsia in Fvg.

    Alle 11 mi sono spostata a palazzo Chigi. Ma a quell’ora avevo già parlato con i presidenti delle Regioni e i delegati regionali per gli ultimi passaggi prima dell’appuntamento delle 13 con Matteo Renzi e gli elettori del Pd.

    Da palazzo Chigi con Lorenzo Guerini e Matteo Orfini abbiamo anticipato il premier e ci siamo diretti verso la sala di via D’Alibert, vicino a piazza di Spagna. Lungo il tragitto, Orfini è stato illuminato e ci ha offerto il più buon gelato di Roma. Ho preso una coppetta con pistacchio e stracciatella. Un po’ di zucchero poteva tornar utile. E invece è bastato il discorso del nostro segretario nazionale. Un discorso bello, coinvolgente, forse uno dei più ficcanti. Ha citato Nietzsche: “Maturità dell’uomo significa ritrovare la serietà che da bambini si metteva nel gioco”. Grande.

    Sono arrivata a Montecitorio poco prima delle 15, sotto una pioggia torrenziale. Ho sentito l’emozione all’ingresso, ma anche vedendo il mio nome sullo schermo, per la chiama. In Aula mi sono accomodata al mio posto e non sono più uscita. Inchiodata fino a sera. Ci sono tutte le condizioni perché Mattarella passi. Ma sarà un’altra notte di lavoro.

    29 gennaio 2015

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA