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Serracchiani: “Crisafulli si faccia da parte. Anche ad Agrigento va trovato un altro nome”

Il vicesegretario del Pd: “In Campania l’inchiesta sul candidato dem ci mette in difficoltà”

di TOMMASO CIRIACO

Serracchiani: "Crisafulli si faccia da parte. Anche ad Agrigento va trovato un altro nome"

ROMA. “Una premessa: faremo pulizia e chiarezza. Senza ambiguità di fronte agli elettori”. Il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani non si nasconde di fronte ai troppi incidenti di percorso di questa tornata di primarie dem.

Pulizia e chiarezza, dice. Eppure sempre più spesso vincono indagati, oppure berlusconiani.
“Una lettura inaccettabile. Parliamo di pochi casi, di fronte a migliaia di primarie. Ciò detto, dove c’è un problema lo affrontiamo. Senza tentennamenti”.

E affrontiamoli, allora. Partiamo da Agrigento, dove ha vinto un berlusconiano.
“Abbiamo chiesto al segretario regionale di annullare le primarie e cercare una nuova candidatura”.

Uno schema che si ripete. C’è una falla nel sistema?
“Guardi, noi lavoriamo in modo puntiglioso. Siamo in costante contatto con i territori. Le primarie sono state il grimaldello per rinnovare il partito. Certo, sono possibili aggiustamenti. Penso al tentativo di dar vita all’albo degli elettori. E poi è necessario anche allineare il codice etico alle normative successive: penso alla Severino”.

Quindi al caso De Luca, altro nodo per il Pd.
“In base al codice non aggiornato, come dicevo, De Luca può candidarsi alle primarie”.

Ma rischia di non poter guidare la Regione. Un errore?
“Abbiamo provato, senza esito, a scegliere un candidato unitario senza le primarie. Hanno votato 140 mila persone, che conoscevano la condizione di De Luca. Rispetto l’esito del voto, anche se è evidente che siamo in difficoltà su una legge che non cambieremo, ma che ha dato problemi di attuazione”.

Passiamo al caso Enna: Crisafulli, escluso dalle liste delle Politiche, vuole correre alle primarie comunali.
“Ritengo inopportuna la sua candidatura e spero che decida di non presentarsi”.

Spostiamoci in Liguria. Brogli e ora anche la scissione.
“Lì le primarie si sono svolte. Una commissione ha annullato i voti in alcuni seggi, facendo chiarezza. Il deputato Pastorino si candida contro Paita ed è fuori. E così vale per chi lo sostiene”.

E poi c’è Roma, con tutto il marcio emerso. Cosa fare?
“Non ci nascondiamo. Non a caso abbiamo commissariato il Pd di Roma. E a Ostia abbiamo chiesto le dimissioni irrevocabili del presidente di municipio”.

Infine le Marche. L’uscente Spacca corre contro di voi?
“Beh, lì più che un problema politico, è di poltrona”.

Nessuna questione morale per i dem, insomma?
“Noi ci confrontiamo sempre con la questione morale”.

A proposito: i sottosegretari indagati non aiutano.
“Renzi è stato chiaro fin dall’inizio. La linea del Pd è garantista e un avviso di garanzia non determina la valutazione. Poi, certo, ci sono situazioni che vanno trattate singolarmente. Garantismo, d’altra parte, non significa decidere sull’opportunità politica: basta pensare al caso Lupi”.

27 marzo 2015

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