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La corsa per il Quirinale, Serracchiani nella cabina di regia

Alla presidente della Regione un ruolo di primo piano nelle trattative per il dopo Napolitano. Insieme a Iacop voterà per il nuovo Capo dello Stato. All’opposizione il terzo rappresentante friulano

di Anna Buttazzoni

UDINE. Lei ci sarà. Eccome. Il momento è storico. Debora Serracchiani non rinuncerà, come fece il suo predecessore, a votare il prossimo inquilino del Colle. Lo farà in quanto presidente della Regione, che coincide – e non è solo fortuna – con il ruolo di numero due del Pd. Quel Pd che nel 2013 non diede prova brillante di sè. Aleggia ancora lo spirito dei 101 franchi tiratori che affondarono Romano Prodi e i democratici. Le premesse per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano sono diverse, d’accordo. Ma le doti da negoziatore di Serracchiani possono tornare utili, c’è chi ci scommette. Di certo Serracchiani ha un ruolo di primo piano nella partita. E non lo nasconde.

Il primo passaggio avverrà in Consiglio regionale e potrebbe anche scombinare i piani delle sedute d’Aula, dove a fine mese è prevista l’approvazione di Rilancimpresa Fvg. Dall’Assemblea regionale voleranno a Roma tre esponenti della Regione – grandi elettori –, che saranno votati in Consiglio. La prassi prevede siano Serracchiani, il presidente del Consiglio Franco Iacop (Pd) e un rappresentante del centrodestra. Il 13 gennaio a Strasburgo il premier Matteo Renzi terrà il discorso di chiusura del semestre italiano al vertice dell’Unione europea. Da quel giorno in poi ogni momento Napolitano potrebbe lasciare.

E le previsioni dicono che non trascorreranno molti giorni. Le ultime due settimane di gennaio e la prima di febbraio saranno cruciali. Iacop probabilmente martedì 13 radunerà i capigruppo di maggioranza e opposizione per organizzare l’elezione dei tre esponenti Fvg e un eventuale piano B nel caso in cui saltasse la discussione su Rilancimpresa Fvg.

Serracchiani non si diletta con gli identikit, lo ha già detto. Ma fissa le regole. «Dovrà essere una figura d’equilibrio, con rappresentanza politica e credibilità europea. Un arbitro e non un giocatore. Il Pd – ripete la presidente – sarà protagonista della scelta che sarà il più possibile condivisa. Ci rivolgiamo a tutti, a cominciare da Fi che potrà dire la sua in modo forte, al di là dei numeri parlamentari. Ma penso anche a chi, nel M5s, vuole partecipare alla vita democratica e finora non c’è riuscito».

E poi la partita per il Colle sarà separata dalle riforme. Quanto sta accadendo anche sul decreto attuativo della Delega di riforma fiscale consiglia cautela. «La scelta del presidente della Repubblica deve rimanere slegata dal gioco tra i partiti sul resto delle riforme. L’Italicum – ripete Serracchiani – sarà votato prima del nuovo Capo dello Stato perché le riforme istituzionali sono del tutto separate dal destino del Quirinale. Ci sono testi già ampiamente discussi dalle forze politiche ai quali intendiamo attenerci». La presidente è già al tavolo di gioco.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

06 gennaio 2015

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