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Il dopo voto, parla Serracchiani: “Insoddisfatta ma pronta alla rivincita”

La presidente del Fvg analizza il risultato dei democratici. «Il ballottaggio non è una missione impossibile»

di Anna Buttazzoni

UDINE. Basta guardare negli occhi Debora Serracchiani per capire che è una furia. E che quella delusione per un risultato insufficiente va subito trasformata in rivalsa. Medita rivincita la presidente Fvg e numero due del Pd nazionale. Una rivincita che va conquistata il 19 giugno, al secondo tempo delle elezioni amministrative per Pordenone e Trieste.

Ma l’orizzonte è anche più ampio, va al referendum di ottobre, la vera sfida che attende il premier Matteo Renzi e la sua squadra dem. Tra un passaggio alle urne e l’altro ci saranno settimane calde, che toccheranno anche i vertici del Pd.

Forse anche Serracchiani. Ieri alcuni media nazionali mettevano la presidente Fvg su una brutta china, ricostruivano una segreteria incandescente nella quale Serracchiani potrebbe perdere il ruolo di vice. Rumors che sono stati smentiti da fonti del Nazareno. Lei non si fa scalfire, «non sono attaccata a nessuna delle mie poltrone», dice. Perché Serracchiani medita rivincita. All’occorrenza anche nel Pd.

Presidente, nonostante i distacchi, resta ottimista sui ballottaggi?

«Diciamo che non è una mission impossible, ne ho viste di più difficili, ma siamo impegnati per ribaltare il risultato e riteniamo ci siano tutte le condizioni per potercela fare».

A Trieste come a Pordenone?

«Sì, a Trieste come a Pordenone».

Cosa avete sbagliato?

«Ci sarà il tempo per l’autocritica e per capire dove siamo mancati. Ora però siamo concentrati sui ballottaggi, per Trieste come per Pordenone, anche perché riteniamo in entrambi i casi che sia valida la proposta fatta dal centrosinistra agli elettori».

Ma avrete analizzato il voto?

«Certo e l’analisi del risultato mi porta a dire che hanno contato molto i candidati a riprova che, piaccia oppure no, c’è una personalizzazione anche nella scelta di prossimità, anche quindi nella scelta dei sindaci. Questo è evidentemente un dato che ha contato, tant’è che le liste personali dei contendenti alla carica di primo cittadino hanno ottenuto dei risultati addirittura superiori a quelli dei partiti, Alessandro Ciriani a Pordenone e Roberto Dipiazza a Trieste hanno preso più voti della coalizione che rappresentano».

Quanta responsabilità sente di avere?

«Sicuramente non sono soddisfatta dall’esito delle urne, l’ho detto nella prima ora e lo ribadisco, perché bisogna essere seri e ammettere la sconfitta. Ma, sa, ho avuto la fortuna di cominciare a fare sport da giovanissima (giocava a tennis, ndr), questo mi ha insegnato a vincere ma soprattutto a perdere e quindi più di altri so cosa significa cadere e rialzarsi. Detto questo, lo ripeto, si tratta di candidature locali in cui ho cercato di fare la mia parte, ma non ero candidata in prima persona».

E con questa considerazione assolve anche la sua squadra di giunta, compreso Sergio Bolzonello, il suo vice, che per il risultato di Pordenone in molti vedono come indebolito?

«Lascio a editorialisti e opinionisti queste valutazioni. Mi limito a continuare a lavorare con l’amministrazione che guido, come fatto fin qui. Anzi, intensificheremo gli sforzi».

Cosa salva del risultato?

«Il Pd, pur perdendo, ha tenuto. Ovviamente dobbiamo rafforzarci e rivedere qualcosa sul piano regionale, ma non siamo mancati. Credo che aver cercato di ricostruire un dialogo e di mantenere in piedi la coalizione con parti come la sinistra e i Cittadini, sia una pezzo importante della strada che dobbiamo fare».

Vede le regionali 2018 sempre molto lontane?

«Per i tempi della politica assolutamente sì. Il mio prossimo impegno è l’assestamento di bilancio, la “manovrina” di metà anno».

Da cosa ripartirete per affrontare il secondo turno elettorale?

«Dalla fase due dell’attuazione delle riforme, che ritengo ci aiuterà perché i loro effetti si vedranno sul territorio, a partire dalla sanità con l’apertura dei centri di assistenza primaria, le azioni che adesso iniziano a dare i primi frutti sull’abbattimento delle liste d’attesa e sulla riorganizzazione dei Pronto soccorso, dove verifichiamo già una significativa riduzione dei tempi d’attesa negli ambulatori d’emergenza di Cattinara per i codici verdi, quelli cioè che in ospedale non dovrebbero nemmeno andare e che sono quelli che lamentano maggiore attese. E stiamo anche lavorando a un piano di assunzioni che verrà presentato per rispondere alle criticità, con assunzioni in deroga di medici e infermieri. Ma stiamo ragionando anche sugli interventi da fare per le professioni sanitarie. Riteniamo che l’attuazione pratica delle riforme ci aiuterà. Poi passeremo ad accompagnare l’azione amministrativa con l’azione politica e quindi con maggiore presenza sui territori».

A chi strizzate l’occhio in vista dei ballottaggi?

«Parliamo a tutti gli elettori, anche a chi ha votato per altri candidati, a chi non è andato a votare e a chi ha scelto Dipiazza e Ciriani per darci un segnale. Bene, quel segnale è stato colto, ora c’è da rimboccarsi le maniche per scegliere i candidati migliori anche per i prossimi impegni che attendono le due città, come a Pordenone la realizzazione del nuovo ospedale e a Trieste lo sviluppo del porto e gli interventi per riqualificare Porto Vecchio. La continuità amministrativa direi quindi che serve».

E al M5s che messaggio manda?

«Gli elettori del M5s sono tra quelli cui rivolgersi, anche perché su alcuni temi riteniamo ci sia una condivisione, come sull’ambiente, sulle scelte di sobrietà fatte nel governare e sulla maggiore trasparenza delle amministrazioni».

Cosa deve cambiare nel Partito democratico?

«Lo deciderà il segretario nazionale con la segreteria. Alcuni passi sono già compiuti, come il commissariamento di Napoli, ma è anche necessario un intervento di natura organizzativa per rafforzare la segreteria. Attenzione, però, non credo sarebbe corretto farne solo una questione di riorganizzazione. Il nostro impegno sui ballottaggi prima e sul referendum a ottobre, assorbirà molte delle nostre energie».

Si sente messa in discussione?

«Quando si svolgono ruoli politici di vertice non si può avere paura né delle critiche né di mettersi in discussione, cosa che per altro faccio quotidianamente. Penso però che davvero l’impegno che ci abbiamo messo e che ci mettiamo sia determinante. Siamo al ballottaggio in tutte le grandi città, ne abbiamo già vinta una, in tutte siamo come partito al 40 per cento, in Friuli Venezia Giulia abbiamo confermato la guida di alcuni Comuni e ne abbiamo conquistati altri e i numeri rivelano la perdita di voti del M5s. Direi che ci sono delle ombre, ma anche parecchie luci».

Pensa che le amministrative le costeranno il ruolo di vice segreteria del Pd?

«Ora ci occupiamo dei ballottaggi, poi sarà Renzi a decidere con la segreteria. Ma non sono attaccata a nessuna delle mie poltrone, da questo punto di vista sono libera».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

09 giugno 2016

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