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Bonus, Salvini accusa ma Serracchiani lo gela: “Deciso da Lega e Fi”

Il leader padano chiede le dimissioni della presidente Fvg che replica: “I fondi per il macedone su criteri voluti dal centrodestra”

di Domenico Pecile

UDINE. Il più duro era stato il segretario regionale della Lega Nord, Massimiliano Fedriga, che aveva avanzato la richiesta di un censimento nazionale di metodo e quantità dei contributi elargiti. Ieri, il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha rincarato la dose, chiamando in causa la presidente della Regione e numero 2 dem Debora Serracchiani.

La presidente non solo ha replicato, ma ha – come si direbbe a poker – rilanciato con forza. Insomma, un botta e risposta durissimo. E così la bufera sui contributi pubblici che il macedone arrestato percepiva per il suo status di disoccupato non si placa.

Salvini si è affidato ieri a Facebook con un post al vetriolo. Si legge infatti: “Arrestato per terrorismo a Pordenone un immigrato macedone. Era disoccupato, ma prendeva da due anni 500 euro al mese di sussidio dalla Regione Friuli, guidata dalla vice di Renzi, l’incapace Serracchiani. Questi vogliono ammazzarci, e lo Stato li paga pure… In galera lui, ai lavori forzati, e a casa la buonista Serracchiani”.

 

Come detto, la replica di Serracchiani non si è fatta attendere. Ed è stata appunto, tanto tempestiva quanto durissima. «A Salvini che mi accusa di buonismo – esordisce la presidente – dico che l’incapace è lui, e che dovrebbe prendersela con i suoi compagni di partito. Nella giunta di centrodestra, che, nella passata legislatura, ha istituito il fondo di solidarietà e normato il suo funzionamento, sedeva più di un assessore della Lega. Erano leghisti buonisti? Perché non li prende a pesci in faccia?».

«È chiaro – insiste Serracchiani – che siamo a due passi dal delirio, e che Salvini ormai spara a tutto quello che si muove. Invece di fare incursioni bulliste in casa altrui senza sapere nulla, pensi a far pulizia nella sanità della sua Lombardia. Per quanto risulta, i tentacoli di quel sistema lombardo hanno provato a infilarsi anche in Friuli Venezia Giulia, ma qui gli abbiamo chiuso la porta in faccia». Il riferimento corre dritto alla vicenda lombarda.

La longa manus di Maria Paola Canegrati – l’imprenditrice brianzola arrestata su ordine della Procura di Monza – e della sua Servicedent aveva tentato di allungare i suoi tentacoli sino in Friuli Venezia Giulia.

La donna – che amministra varie società del settore odontoiatrico e che aveva ottenuto una sorta monopolio nell’assegnazione degli appalti nelle strutture ospedaliere lombarde per un giro di affari valutato in 400 milioni di euro in 10 anni – aveva infatti messo nel mirino anche il sistema sanitario regionale. Ma era stata seccamente respinta.

Tornando alla polemica innescata dalla Lega, Serracchiani aggiunge che «nel caso specifico, di sussidi erogati in base a leggi fatte dall’amministrazione regionale precedente, di quella attuale o anche di quella futura, si possono stringere le maglie – e noi col sostegno al reddito l’abbiamo fatto – ma non sarà mai possibile né giusto ipotizzare che una Regione o un Comune si sostituisca alle forze dell’ordine».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

29 febbraio 2016

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