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    Undici sindaci si schierano a difesa dei pozzi artesiani

    CERVIGNANO. Undici sindaci (Aquileia, Cervignano, Fiumicello, Terzo, Torviscosa, San Giorgio, Porpetto, Campolongo Tapogliano, Bagnaria, Carlino e Muzzana) scendono in campo in difesa dei pozzi artesiani e contro la strozzatura delle fontane. Ieri mattina è stato presentato un documento congiunto. I primi cittadini spiegano: «Dopo l’incontro con l’assessore regionale Vito, durante il quale avevamo espresso le nostre perplessità in merito al “Piano regionale di tutela delle acque”, chiediamo un tavolo di consultazione con tutti i soggetti coinvolti, comitati compresi, e una serie di proposte di modifica non solo all’articolo 50, che prevede l’obbligo di ridurre la portata del pozzo a 0,1 litri al secondo, ma anche ad altre norme contenute nella bozza del piano. Per una buona parte di questo territorio, quello dei pozzi artesiani è il sistema esclusivo di approvvigionamento idrico per usi domestici. Chiediamo alla Regione di considerare i pozzi quale parte del sistema idrico integrato». I sindaci precisano: «La possibilità di terebrare i pozzi per usi domestici è garantita dal regio decreto 1775 del 1933, per questo vogliamo che nel piano vengano inserite norme di tutela delle falde, dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Per individuare tali norme, vanno coinvolti gli enti che si occupano di ricerca e va convocato un tavolo di consultazione formato da Comuni, comitati, Consulta d’ambito e Cafc. L’articolo 50 va modificato con l’eliminazione del limite di portata massima di 0,1 litri al secondo. Al fine di tener conto delle specificità dei territori, suggeriamo che l’individuazione di eventuali disposizioni sia demandata ad un regolamento del soggetto gestore, discusso al tavolo di consultazione e approvato dalla Consulta. Chiediamo che negli articoli 35 (criteri per utilizzazione acque pubbliche), 36 (revisione e adeguamento utilizzazioni), 37 (misuratori portata prelevata), e 47 (disciplina prelievo), sia ribadito che il diritto sancito dal regio decreto non è messo in discussione. All’approvvigionamento idrico mediante l’utilizzo dei pozzi non c’è alternativa. Nel piano d’ambito approvato a maggio, che comprende tutte le opere riguardanti il ciclo integrato dell’acqua da realizzarsi in provincia di Udine nei prossimi 30 anni, non è stato previsto nemmeno un euro per la realizzazione di acquedotti in questa zona». Paolo De Toni, del Coordinamento difesa ambientale, commenta: «La posizione dei sindaci è abbastanza chiara, ma si spera non sia di facciata, deve essere irremovibile nei confronti della Regione». Per il Comitato di difesa delle fontane e delle falde acquifere e per Svolta di Sinistra c’erano, rispettivamente, Gianpaolo Chendi e Alvaro Pascoli. «I sindaci – concludono – hanno accolto buona parte delle nostre istanze».

    Elisa Michellut

    20 settembre 2014

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/