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Suor Luisella nella polveriera Burkina Faso

Originaria di Turriaco è in Africa assieme a un’altra religiosa di Aquileia: «Non ci aspettavamo il golpe»

di Margherita Reguitti

 

GORIZIA. «Stiamo bene ma siamo molto spaventate. Non ci aspettavamo la presa del potere violento a pochi giorni dalle elezioni, tutto sembrava tranquillo». Queste le prime parole di Ivana Cossar, missionaria laica in Burkina Faso dove, assieme alla collega Luisella Paoli, lavora per progetti di scolarità per il Centro Missionario diocesano di Gorizia. Le comunicazioni con il Paese africano sono difficoltose, poche ore dopo il golpe dei militari che hanno preso in ostaggio il presidente e il capo dello stato, sospendendo così la democrazia conquistata recentemente nel paese dell’Africa occidentale, dal 1991 repubblica semipresidenziale, dal 2014 retta da un governo di transizione.

La voce di Ivana arriva molto disturbata e ripetutamente interrotta: «Nessuno si aspettava che potesse accadere questo colpo di stato alla vigilia delle elezioni democratiche». Ivana, originaria di Aquileia ma in Africa da oltre 40 anni, e Luisella di Turriaco erano rientrate nella missione da una settimana, dopo aver trascorso un periodo di riposo in famiglia. «Abbiamo appreso attonite dalla televisione, incollate davanti allo schermo assieme ai ragazzi e alla suora africana che collabora con noi all’attività di progettazione scolastica, le dichiarazioni dei militari trasmesse attraverso la televisione in lingua francese».

La situazione nel centro isontino a Dedougou, cittadina a circa 230 chilometri dalla capitale, per il momento sembra tranquilla, ma le cose potrebbero precipitare. La voce di Ivana è sicura anche quando afferma che intendono raggiungere in macchina la capitale, per rendersi conto di persona di cosa sta accadendo nella città messa a ferro e fuoco dagli oltre 1200 militari golpisti super armati.

Le difficoltà nelle comunicazioni telefoniche, la mancanza di collegamenti internet e l’isolamento della cittadina di Dedougou, rendono molto difficoltoso il reperimento di notizie attendibili. Dalla sede del centro diocesano

di corso Verdi a Gorizia il direttore don Franco Gismano segue l’evolversi della situazione con grande apprensione. Non è escluso che, se gli eventi dovessero precipitare, venga chiesto alle due operatrici di abbandonare il paese per garantirne l’incolumità.

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

18 settembre 2015

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