Il presidente della Fondazione: «È un salto di qualità» Le mostre e i restauri per aiutare i paesi dopo le guerre
di ANTONIO ZANARDI LANDI*
La conclusione dell’Accordo Stato-Regione che rinnova per altri dieci anni la Fondazione Aquileia e che trasferisce in gestione alla stessa la totalità del patrimonio archeologico, storico e artistico aquileiese, rappresenta il punto d’arrivo di un lungo e impegnativo percorso iniziato, appunto, il giorno 11 marzo 2008. Percorso che ha avuto il sostegno costante della Regione, principale e regolare finanziatore delle attività della Fondazione, e a cui la presidente Serracchiani ha voluto imprimere un passo diverso e più veloce sin dall’inizio del suo mandato.
Il trasferimento alla Fondazione Aquileia del Museo Archeologico Nazionale e del Museo Paleocristiano rappresenta un gesto di fiducia piena e incondizionata nei confronti delle capacità gestionali, organizzative e di programmazione della Fondazione che ci onora e consentirà un’azione di valorizzazione maggiormente coordinata e con prospettiva più ampia, nell’obbiettivo di attirare l’attenzione italiana ed europea sullo straordinario patrimonio aquileiese, che è costituito non solo da pietra e mosaici, ma anche e soprattutto da storia, da memoria, di suggestione e di idee importanti per il futuro dell’Europa.
Credo che il rinnovo della Fondazione e il salto di qualità notevolissimo realizzato quest’anno con il conferimento della totalità delle aree prima e dei restanti fondi ed edifici museali nei giorni scorsi si debba, oltre che all’ottima capacità di intesa tra la presidente Serracchiani e il ministro Franceschini, anche al grande lavoro fatto dalla Fondazione negli ultimi anni, a iniziare con la Südhalle inaugurata nel 2011 e la costruzione del nuovo edificio a copertura dei mosaici della “Domus e palazzo episcopale”, la risistemazione del Sepolcreto e del Fondo Pasqualis, e ben cinque mostre (Bardo, Iran achemenide e sassanide, Palmira, Made in Roma e in Aquileia e, sin dal 10 marzo, la splendida mostra “Tesori e imperatori. Lo splendore della Serbia romana”) che hanno acceso su Aquileia i riflettori dell’attenzione del pubblico, più che raddoppiando il numero dei visitatori.
Il trasferimento comprende anche il cinque/seicentesco palazzo Brunner, posto sulla linea di collegamento tra il Museo Archeologico Nazionale e le aree archeologiche più importanti, in particolare quella ove tre anni fa scavi condotti dall’Università di Verona hanno riportato alla luce parti del grande anfiteatro romano di cui nei secoli si era persa traccia.
Palazzo Brunner e l’annesso Foledôr, su cui lo Stato ha meritoriamente investito una ventina d’anni fa risorse importanti per consolidarne le strutture, ma che rappresenta anche un esempio infelice di interventi lasciati incompiuti. Nella nostra speranza il grande edificio, importante tanto per il decoro della città che per la fruizione completa delle aree archeologiche, dovrà divenire, se avremo il sostegno pieno del Consiglio d’amministrazione della Fondazione e delle Autorità Regionali, del Comune e del Mibact, il cuore delle attività di valorizzazione di Aquileia e il punto di congiunzione tra il lavoro nelle aree archeologiche e la fruizione del Museo Archeologico Nazionale.
Continueremo a lavorare sui temi dell’“Archeologia Ferita”, con nuove mostre e con la circolazione in alcuni paesi dell’Africa Settentrionale dell’Aquileia Film Festival, oltre che con la prossima partecipazione all’iniziativa “Anche le statue muoiono” promossa dal Museo egizio di Torino.
Cureremo con particolare attenzione i rapporti con istituzioni museali e accademiche di altri paesi, consolidando quella funzione di Aquileia come piattaforma per iniziative di politica estera culturale, su cui siamo stati incoraggiati a proseguire. Ci dedicheremo inoltre anche alla valorizzazione dei secoli del Patriarcato e dello Stato Patriarcale che un ruolo così importante ha giocato in questa parte del mondo. Riteniamo che il fatto che il Patriarcato si estendesse dal Lago di Como all’Ungheria sia un fatto importantissimo per la comprensione della storia europea e che una riflessione sulla memoria ci consentirà di rafforzare legami affievoliti e di valorizzare una grande storia dai più dimenticata.La Fondazione ha già visto crescere a dismisura l’impegno che le viene richiesto e si troverà ad affrontare questioni assai complicate e difficili.
Dovrà crescere nelle strutture, oggi davvero ridottissime, dotarsi di altre professionalità e associare a una riflessione sui grandi temi che riguardano la valorizzazione del patrimonio aquileiese esponenti di punta nell’archeologia e della cultura friulana, italiana ed europea.
Contiamo molto sulla Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia e sul personale del Ministero dei Beni Culturali che già lavora ad Aquileia, sulla loro conoscenza del patrimonio aquileiese, dei problemi, delle criticità e delle potenzialità.
La nostra aspirazione più viva è quella di riuscire a fare in modo che ciascuno possa offrire davvero il meglio di sé e delle proprie conoscenze per fare di Aquileia un esempio nazionale di valorizzazione condivisa da parte della città, degli addetti, del mondo scientifico e accademico con cui la Fondazione già ha antichi e consolidati legami. Auspichiamo che anche gli imprenditori aquileiesi vogliano cogliere la straordinaria opportunità di crescita che ci viene offerta e che il tessuto produttivo friulano possa, a poco a poco, riconoscere l’importanza e la capacità di proiettare un’immagine positiva e articolata del territorio che è propria e caratteristica di Aquileia.
Non ci rimane che rimboccarci le maniche e cercare di corrispondere alle aspettative dei tanti che dimostrano di credere in quello che stiamo proponendo e realizzando.
(* presidente della Fondazione Aquileia)
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18 febbraio 2018
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