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«Resistenza, un valore da salvaguardare»

Inaugurata ad Aquileia la mostra fotografica di Danilo De Marco: i volti d chi seppe dire no in tutta Europa

di Viviana Zamarian

 

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Rughe. Solcano il viso, profonde. Indelebili segni del tempo. Non c’è artificialità. No c’è il botox che cancella tutto.

Qui c’è la vita. Una vita con cui il fotografo Danilo De Marco è entrato in contatto attraversando le strade di tutta Europa. La più ardita gioventù. Quella che non esitò allora a disobbedire a un ordine ingiusto. Quella che combatté per la libertà e per riappropriarsi della dignità umana contro il nazifascismo. Sono «esistenze che continuano a resistere».

Eccoli i fruts di allora. Non vuole essere una mostra commemorativa, Cammina Frut, inaugurata ieri nell’ex stalla Pasqualis ad Aquileia. Il commemorare, quello, lo fanno già i politici, dice De Marco, «perché a loro viene bene e non rischiano nulla però continuando così si seppelliscono le resistenze». È più un cammino, un viaggio alla scoperta «di quel brusio di fondo delle origini – in bianco e nero – che porta uomini e donne a dire no».

Tra il canto del coro popolare della Resistenza di Udine e la musica della Brigata Garibaldi Big Band di Cormòns, intervengono alla cerimonia il presidente della sezione Anpi di Aquileia, Gastone Andrian, il sindaco di Aquileia, Alviano Scarel, il vicepresidente nazionale dell’Anpi, Stanca Krovatin, e il vicesindaco di Pirano, Bruno Fonda. Presenti molti rappresentanti della Provincia e della Regione nonché il segretario regionale del Pd, Antonella Grim.

«È in atto un revisionismo storico – afferma Andrian – che intende discreditare la resistenza e i suoi immensi valori. La resistenza ha conquistato la Costituzione più avanzata a livello mondiale e il voto alle donne superando una discriminazione epocale. La resistenza contro la barbarie del fascismo e nazismo non è stata una guerra civile, ma un vasto e profondo movimento popolare di uomini e donne». C’è un richiamo alle proprie radici. A difendere «l’unità del popolo e del Paese di fronte a un attacco generale, l’unità contro oblio».

L’obiettivo del resto è smuovere le coscienze. E al tempo stesso salvaguardare la memoria. Proprio attraverso le immagini di questi volti. Colpisce la forza dei loro sguardi. Colpisce a fondo. Dietro ad ognuno, una storia diversa eppure comune. Li unisce il coraggio di aver saputo lottare, di non essersi tirati indietro, di aver agito anche per chi le mani le teneva in tasca. Lino, Charles, Dorica, Giulia, Mitragliatrice, Ettore, Isonzo. E poi ancora Gianna, Reno, Marco, Tempesta.

Non semplici nomi. No, un eredità grande quella che ci viene lasciata. Da difendere. È qui racchiuso il senso dell’esposizione fotografica. «Una persona può lasciare solo una cosa che continuerà ad appartenerle, il nome – scrive Erri De Luca –. Le facce visitate e raccolte da Danilo De Marco lasciano un buon nome, un bene che si allarga ai discendenti ma che resta intera proprietà di chi li portava». Nome di partigiano, nome di chi resistette.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

14 aprile 2014

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