Operazione dei carabinieri di Padova: coinvolti anche anziani parroci di Feletto, Aquileia e Latisana. In fumo 150 mila euro
AQUILEIA. Un vecchio contenzioso in tribunale a Milano per una abbonamento a una rivista o una collana di libri non pagato. Un debito di 15 mila euro che però si poteva chiudere pagando una cifra più bassa, 10 mila.
Con questo metodo una banda di 4 milanesi ha giocato sulla buona fede di un centinaio di preti, tutti anziani, facendone cadere in trappola 15, tre dei quali della provincia di Udine, per un esborso totale di 150 mila euro: soldi finiti in tasca ai sedicenti avvocati che avevano superato un corso di comunicazione persuasiva viste le testimonianze delle vittime.
Un anno fa i 4 (tra cui una donna) erano stati perquisiti dai carabinieri ma, nonostante fossero indagati, hanno continuato a delinquere allo stesso modo. Il che ha spinto il gip lombardo ad arrestarli con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata in continuazione.
A Fabio Sacchi, 50 anni, Mario Giordo, 62, Claudio Piacente, 36, e Concetta Di Franco, 38, è andato tutto liscio finchè non hanno gabbato un parroco ottantenne del centro di Padova che è andato piangente dai carabinieri di Prato della Valle a raccontare come aveva consegnato loro 7 mila euro. La Di Franco si occupava di contattare al telefono i parroci da pressare con richieste di denaro.
Durante la perquisizione nella sua abitazione sono stati sequestrati pc, chiavette usb, schede telefoniche e anche un archivio con 600 nomi di parroci, divisi per provincia di residenza, con numeri di telefono, data di nascita e di ordinazione. Quelli friulani risiedono e operano a Feletto Umberto (danno quantificato in 2.180 euro), Aquileia (11 mila) e Latisana (dove la truffa, solo tentata, non è andata a segno).
Le verifiche degli uomini del luogotenente Giancarlo Merli sono iniziate da qui. Il sacerdote ha raccontato di aver ricevuto la telefonata di un’incaricata del tribunale di Milano. Mentre lui cercava di fare mente locale, dall’altro capo della cornetta una donna gli snocciolava dati di un fantomatico procedimento penale.
Una pendenza giudiziaria nata in seguito al mancato pagamento di abbonamenti a riviste. Gli sono state illustrate le gravi conseguenze giuridiche in caso di mancato pagamento. È iniziato quindi un giro di mail e raccomandante con carta intestata del tribunale milanese con timbro falso.
Alla fine per chiudere il tutto ha pagato. «Il problema è che siamo soli e quindi esposti a queste persone senza scrupoli. D’ora in poi ci penserò due volte prima di dare retta agli sconosciuti», ha ammesso con la voce rotta dal pianto.
Il modus operandi è il medesimo per tutte le vittime, indebolite sia dall’età che da una formazione morale che tenta di escludere la malizia e aumentare la fiducia verso il prossimo.
Una fiducia, almeno in questi casi mal riposta. Le vittime risiedono tutte in province del nord Italia: oltre che Padova, Udine e Gorizia, anche Rovigo, Treviso, Trento e Brescia. I soldi venivano pagati con bonifici bancari su conti riconducibili al quartetto.
I numeri telefonici dai quali provenivano le chiamate figuravano intestati a studi legali che esistevano solo sulla carta. Una verifica più attenta infatti portava a scoprire che si trattava da una società che eroga servizi di fax virtuali, telefonia
Voip e segreterie telefoniche tramite Internet: tutto attivato con carte prepagate.
È stato sequestrato un appunto con i nomi di 600 sacerdoti. C’è un prete, di un piccolo comune del Trentino che è arrivato a versare fino a 50 mila euro.
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16 aprile 2018
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