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Lo spartito ritrovato: le note risuonano mille anni dopo

“Ecce Dominus” è custodito nella Biblioteca Guarneriana Sarà eseguito sabato nel duomo di Codroipo, poi a Basiliano

di ANGELO FLORAMO

Far risuonare ancora la voce di un manoscritto vergato più di mille anni fa è molto di più di una operazione culturale: restituisce infatti tutto lo stupore e la meraviglia che le antiche pergamene sanno preservare nell’ombra degli scaffali. Ci regala l’opportunità di trasformarne il loro fruscio in voce. Una voce che da dieci secoli nessuno ha più riascoltato.

Il “manoscritto guarneriano numero 4”, ben noto agli studiosi di tutto il mondo, è infatti uno degli esemplari più rari e antichi della liturgia patriarchina della chiesa madre d’Aquileia. Giunse nell’abbazia di Moggio Udinese nel 1117, portato dai monaci di San Gallo, in Svizzera, assieme ad altri importanti corredi.

Le sue prime antifone sono dedicate alla settimana dell’Avvento e dunque all’attesa del Natale, che i monaci trascorrevano in canto e in preghiera, secondo la rigida prescrizione della “Regula” di Benedetto: attendevano che dalle porte dell’Oriente giungesse la notizia di una nuova luce capace di dissipare le tenebre del Mondo: «Ascoltate la parola del Signore, voi Genti, e annunciatela fino ai confini della Terra: fino altre le isole più lontane dite che il nostro Salvatore sta per arrivare».

Le parole e i suoni dischiudono la sorpresa della prima notazione musicale che l’occidente medievale conobbe, quella che gli specialisti chiamano neumatica in campo aperto: si tratta di piccoli segni, poco più di linee, punti, accenti, che posti sulle parole indicavano al maestro quanto si dovesse modulare la voce.

Tanta meraviglia verrà per l’occasione riletta attraverso una contaminazione jazz, capace di fondere insieme l’antico e il moderno, inseguendo nella bellezza di un viaggio mai prima tentato quel Mistero di cui le antifone raccontano tutta la sorpresa: «I chierici aquilieiesi cantano come un coro di beati». Questo ebbe a dire San Gerolamo, in visita alle nostre terre. E questo potranno assaporare ancora coloro che vorranno regalarsi tale opportunità, nelal consapevolezza che il manoscritto dal quale sono stati tratti i brani continua a tramandare sapienza e bellezza a tutti coloro che hanno stupore nel cuore.

L’esecuzione musicale è accompagnata dalla recitazione di un breve, ma suggestivo percorso narrativo in cui le parole sono state scelte con lo scopo di evocare e di suggerire più che di spiegare e di illustrare: scaturiscono dal commento di alcuni tra i più significativi passaggi esegetici sulla Natività delle opere di Origene, di Eusebio di Cesarea, di San Gerolamo e di Rufino, padri e dottori della Chiesa delle origini e tutti intimamente legati alla sapienza e alla luce che nei secoli venne diffusa fra le genti dalla chiesa matrice di Aquileia, dunque medesima espressione delle parole e della musica di cui è intelaiato il canto.

Oggi come allora la loro voce suscita trepidante stupore e rapita meraviglia.

Ecce Dominus

“Ecce Dominus veniet et omnes Sancti eius cum eo et erit in die illa lux magna et exibunt de Hierusalem sicut aqua munda et regnabit Dominus in eternum super omnes gentes. A solis ortu et occasu. Et regnabit Dominus”.

Ecco, viene il Signore e con lui tutti i suoi Santi, e in quel giorno splenderà una grande luce; usciranno da Gerusalemme come acqua pura, e il Signore regnerà in eterno su tutte le genti. Dall’Oriente e dall’Occidente.

Sicut Mater

“Sicut mater consolator filios suos ita consolabor vos, dicit Dominus, et de Hierusalem civitate quam elegit veniet vobis auxilium et videbitis et gaudebit cor vestrum. Benedicta tu in mulieribus”.

Come la madre che consola i suoi figli così anche io consolerò voi, dice il Signore, e dalla città di Gerusalemme, che lui stesso ha scelto, giungerà a voi il vostro aiuto, e il vostro cuore si rallegrerà. Sia tu benedetta fra tutte le donne.

De caelo

“De caelo veniet dominator Dominus et in manu eius honor et imperium. Ecce Rex veniet Dominus terre. Ecce mitto angelum meum qui preparabit vos viam tuam. Tu es qui venturus Domine, quem expectamus”.

Dal cielo verrà il Signore che domina e nelle sue mani terrà ogni impero. Ecco, giungerà il Re, il Signore della Terra. Ecco, io mando il mio angelo che ti aprirà la strada. Tu sei colui che deve venire, o Signore, colui che abbiamo atteso.

Hierusalem Surge

“Hierusalem surge. Leva in circuitu oculos tuos et vide et contemplare Iocunditatem”.

Sorgi, o Gerusalemme. Guardati attorno, guarda e contempla la tua Gioia.

Secondo il grande esegeta Rufino d’Aquileia (IV secolo), monaco e dottore della Chiesa, nella Notte del Natale le stelle piangono sommessamente per la gioia dell’Annuncio, e

le loro lacrime sono altrettante gocce di rugiada che irrora come nuova linfa tutte le fibre dell’universo e riluce nella profondità del cielo, nel silenzio profondo della nocturna hora, come se il mondo fosse racchiuso dentro una brillante sfera di luce.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

21 dicembre 2017

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