La basilica di Aquileia ha ospitato giovedì la tradizionale messa di “Glesie Furlane” in ricordo dei Santi Ermacora e Fortunato. Una celebrazione nata nel 1977 per iniziativa di pre Checo Placereani che volle dare un segnale di riscossa e di rinascita alle genti friulane colpite dal terremoto. Un appuntamento che negli anni ha mantenuto questa fisionomia autonomista, tenendo fede ai principi di una chiesa locale, con profonde radici nel vissuto religioso e culturale del popolo, in primo luogo attraverso l’uso della lingua materna nella liturgia.
L’appuntamento è caduto in un momento particolare della vita ecclesiale e della sua presenza sul territorio. Da pochi giorni, infatti, l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato ha presentato il nuovo “organigramma” della diocesi, con la riorganizzazione delle Foranie. Un progetto che ha suscitato anche critiche e malumori, spesso rimasti nell’anonimato delle pievi, e che da alcuni sacerdoti è stato definito più simile a una “ristrutturazione aziendale” che a una reale volontà di interrogarsi sul futuro della Chiesa in Friuli.
“Cose di preti”, verrebbe da dire, se il ruolo svolto storicamente da questi non si fosse sempre intrecciato al destino, al futuro delle nostre genti.
Quante volte si è ripetuto, spesso in ritardo con i tempi, che proprio il prete rappresentava qui da noi il vero intellettuale organico, di gramsciana memoria? E non è altrettanto vero che proprio le parrocchie sono state uno degli anelli più forti delle nostre comunità e che, della loro progressiva perdita d’importanza, paghiamo un caro prezzo, in termini di socialità e solidarietà?
Ma soprattutto rischia di venir meno quel patrimonio di conoscenze e tradizione che ha permesso il passaggio, da una generazione all’altra, di quei valori identitari, antidoti ad una globalizzazione, ma anche a un secolarismo, senza più freni e remore.
E così, mentre auguro ogni bene a don John Selvaraj Maria Pappurai, novello parroco di Forni di Sopra, di origine indiana e già parroco di Servola a Trieste, non posso non interrogarmi su quali criteri si basi una simile designazione. È inutile avere la Bibbia tradotta in marilenghe, se nessuno la sa leggere. —
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16 luglio 2018
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