AQUILEIA. Oggi si voterà anche per la fusione tra i Comuni di Aquileia e Terzo. Saranno le due comunità della Bassa a scegliere se dare il via al percorso. Il nuovo Comune, se dovesse passare il sì, avrebbe sede legale a Terzo e si chiamerebbe Aquileia. In entrambe le sedi municipali resterebbero aperti gli sportelli per i cittadini.
«I Comuni di piccole dimensioni – spiegano i sindaci di Aquileia, Gabriele Spanghero, e di Terzo, Michele Tibald – rischiano di non riuscire a garantire servizi che fino a ora erogavano. È necessario dare vita a un soggetto più grande, capace di offrire servizi innovativi e di cogliere le opportunità che si presentano sul fronte degli investimenti e su quello dello sviluppo economico».
«Oggi, per mandare avanti la struttura – continuano i sindaci – i due Comuni impiegano circa il 46 per cento del bilancio quando invece, in media, i Comuni di 6 mila abitanti della nostra regione utilizzano solo il 34 per cento delle risorse. Mettendoci assieme, pur garantendo gli attuali servizi, si libererebbero circa 200 mila euro l’anno, che potrebbero essere usati per creare nuovi servizi oppure abbassare ulteriormente tasse e tariffe. A questi fondi andrebbero aggiunti i 2 milioni e 162 mila euro che la Regione concederà nell’arco di 5 anni».
Il gruppo di opposizione Aquileia 2.0, per bocca di Francesco Zerbin, ritiene la fusione un’opportunità ma non nasconde alcune perplessità.«Il nostro gruppo, dopo aver assecondato il progetto di fusione perché ritenuto un’opportunità, ritiene che una razionalizzazione dei servizi sia conveniente.
Le ragioni per giustificare tale processo, tuttavia, non sono sufficienti per portarlo a compimento».
Andrea Moscatelli, del Gruppo Misto di Aquileia, è sempre stato contrario.
«Chi lavora per il futuro di Aquileia non può immaginarla ammassata nell’ordinario del cervignanese e dintorni. Aquileia è una perla e, come tale, per valorizzarla o va affiancata ad altre perle o la si espone tale e quale. Gli strumenti per migliorarla esistono già. Fondere Aquileia con Terzo è inutile, persino controproducente».
Anche la lista civica di opposizione “Per Terzo”, tramite la capogruppo, Serena Tell, è contraria alla fusione. «Non sono chiari i vantaggi. L’unica cosa che traspare è un’economia per quanto riguarda i bilanci e la struttura amministrativa ma non è stato spiegato come saranno migliorati i servizi. Sono convinta che
tutti i progetti ipotizzati si possano realizzare anche senza fusione, chiedendo contributi regionali ed europei e attraverso collaborazioni tra Comuni. L’iter per la fusione è stato voluto dalle due amministrazioni e non è partito dalla popolazione».
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29 aprile 2018
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