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Il tesoro “dimenticato” del Museo di Aquileia

Ritrovati otto lingotti di rame recuperati dal mare quarant’anni fa. Il soprintendente Fozzati: «Segnati nei registri in Veneto»

di Antonio Boemo

Il tesoro “dimenticato” del Museo di Aquileia

Uno dei lingotti di rame ritrovati al Museo di Aquileia

GRADO. Otto lingotti discoidali di rame di epoca romana del peso di 20 chilogrammi l’uno, perlopiù utilizzati per la fusione assieme ad altri minerali per ricavarne il bronzo, metallo all’epoca considerato di grande valore, sono stati “ritrovati” dopo quarant’anni in uno dei magazzini del Museo archeologico di Aquileia. Si tratta di un vero e proprio tesoro archeologico sarà esposto in un futuro «abbastanza prossimo» al Museo Nazionale di Archeologia Subacquea dell’Alto Adriatico di Grado.

La riscoperta dei lingotti di rame è avvenuta spulciando le carte dell’archivio di Padova dov’era conservata tutta la documentazione dell’allora unica Soprintendenza Friuli Venezia Giulia-Veneto. Qui è stato trovato l’incartamento con la dichiarazione di rinvenimento dei dischi da parte di due pescatori gradesi, Francesco Facchinetti e Vinicio Busdon noti subacquei gradesi, che in seguito hanno ricevuto ognuno il premio ritrovamento che spetta a chi consegna i reperti archeologici recuperati: allora 20mila lire.

Un altro lingotto di epoca romana

Un altro lingotto di epoca romana

Il rinvenimento dei lingotti risale al marzo del 1975, ben prima del ritrovamento, avvenuto nel 1986, della nave oneraria romana identificata “Grado 1” che è stata battezzata col nome di “Iulia Felix”. Dall’incartamento risulta che i lingotti discoidali di rame sono stati trovati a circa due miglia da Grado in direzione Marano in una posizione non ben precisata. Così come imprecisata è l’esatta posizione al largo di Caorle dove ne sono stati recuperati altri tre. In entrambi i casi, dunque, ci sono questi dischi di rame ma non si sa in che punto esatto si trovino le rispettive navi che li trasportavano. «Stiamo passando in rassegna – precisa il soprintendente regionale, Luigi Fozzati – l’archivio di Padova e non escludo che si possa trovare anche altro importante materiale che riguarda Grado depositato nei diversi magazzini della Soprintendenza».

Il direttore del Museo di Grado nonché del Parco Archeologico subacqueo del Friuli Venezia Giulia, Domenico Marino, spiega che altri dischi di rame simili sono stati trovati in Sardegna ad Arzachena. Inciso su questi lingotti c’è il marchio di fabbrica. La speranza è che ciò emerga anche dopo il restauro di quelli trovati nel 1975 al largo di Grado. «L’interesse storico attorno a questo materiale – dice Marino – è notevole soprattutto per capire esattamente quali siano state le rotte percorse dalle navi».

Non è escluso, anzi, che i lingotti di rame arrivassero proprio dalla Sardegna dove c’erano le grandi miniere, con destinazione probabile lo scalo di Aquileia. Dunque, ai già numerosi e preziosi reperti recuperati dalla “Iulia Felix” (il primo a essere stato trovato è stato il contrappeso di una stadera raffigurante la dea Minerva che è diventata il simbolo dell’operazione di recupero della nave romana) se ne aggiungono ora questi nuovi. Che si spera possano essere esposti al pubblico, magari assieme ai reperti della Iulia Felix – mai esposti – per la quale era appunto stato realizzato il museo di Grado.

L’apertura della parte espositiva del museo – per la quale si sta battendo da tempo un comitato civico che contesta l’immobilismo che da anni impedisce la fruzione del museo – è ormai, come ha evidenziato recentemente il soprintendente Luigi Fozzati, «piuttosto vicina». I numerosi ostacoli burocratici sono stati pressoché tutti risolti tanto che finalmente sono state avviate anche le gare per la fornitura degli arredi (è l’ultima cosa che manca) per i quali i fondi economici sono regolarmente a bilancio.

Riguardo il Museo Nazionale di Archeologia Subacquea dell’Alto Adriatico, denominato semplicemente Museo del Mare di Grado ricordiamo che proprio recentemente è stata inaugurata una parte del piano terra dell’edificio che è stata destinata ad “area operativa” dove trova sede anche il centro regionale per gli archeosub del Friuli Venezia Giulia.

Un’iniziativa molto importante poiché il museo di Grado è divenuto contestualmente la sede del Nucleo di Archeologia Umido Subacquea Italia Centro Alto Adriatico (Nausicaa) che in precedenza aveva sede a Venezia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

25 novembre 2014

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