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Il popolo delle fontane scende in piazza

I comitatisfilano nel corteo del Primo Maggio dopo il rovente convegno di Aquileia

di Elisa Michellut

CERVIGNANO. Il tema dei pozzi artesiani accende gli animi nel Cervignanese. Questa mattina, i comitati sfileranno in corteo durante la manifestazione del Primo Maggio per portare all’attenzione dei cittadini una delle problematiche più dibattute nella Bassa.

Mercoledì sera, ad Aquileia, in municipio, c’è stata – come è noto – una riunione particolarmente partecipata, organizzata dal coordinamento Pd della Bassa. Botta e risposta al vetriolo tra amministratori e rappresentanti dei comitati. È volato anche qualche insulto.

I sindaci di Cervignano, Fiumicello, Aquileia e Terzo, hanno ribadito: «Sul tema della riduzione della portata del pozzo, l’eliminazione del limite dello 0,1 litri al secondo è un buon risultato. L’acqua non va sprecata, ma le azioni di contenimento vanno attuate anche ai settori industriali e agricoli. Siamo contrari ai misuratori di portata per i pozzi domestici. Per quanto riguarda la sperimentazione, non può avere durata inferiore ai tre anni».

L’ambientalista Paolo De Toni è entrato subito nel merito. «L’utilizzo delle acque sotterranee – ha detto – è regolato dal regio decreto 1775 del 1933, secondo il quale il proprietario di un fondo può pescare liberamente l’acqua per gli usi domestici, per innaffiare orti e giardini e abbeverare bestiame. La Regione, dal punto di vista giuridico, non può fare nulla se il bilancio idrico non è minacciato. Nella nostra zona il bilancio idrico non è a rischio. Prima di agire sui pozzi ad uso domestico bisogna intervenire sugli usi impropri. L’iniziativa del Pd non è stata rassicurante».

Daniele Milocco, civica “Per Terzo”, ieri mattina ha osservato: «Ci chiediamo come mai fosse assente l’assessore regionale Vito. I sindaci, se la giunta regionale non dovesse accogliere la loro proposta, dovrebbero dimettersi per protesta e solidarietà nei confronti dei cittadini». In rappresentanza dei comitati è intervenuto anche Giampaolo Chendi, secondo il quale il Piano di tutela delle acque non ha nulla a che vedere con la protezione delle acque. «Il sistema delle falde – ha dichiarato – è fragile ed è sempre a rischio di inquinamento. Il Piano di sviluppo rurale durerà dal 2015 al 2020 e non averne tenuto conto è grave».

Aldevis Tibaldi, invece, ha approfondito il tema della sperimentazione. «I sindaci hanno riassunto quella sensibilità che i cittadini hanno nei confronti dell’acqua – ha precisato il consigliere regionale Pd, Mauro Travanut -. Il problema non si risolve strozzando i pozzi, ma effettuando uno studio adeguato».

E il consigliere regionale dei “Cittadini”, Pietro Paviotti, ha concluso: «Molti mi avevano presagito un clima ostile a causa della posizione che ho preso con la lettera spedita ai cittadini. Non è stato così. Ho spiegato le motivazioni che mi hanno indotto a scrivere. Ho avuto la netta percezione che una parte importante della platea abbia compreso che possiamo mettere in atto azioni che evitino un inutile spreco di acqua».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

01 maggio 2015

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