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Da scoprire ancora il 60% degli edifici

Ci sono misteri irrisolti, fra cui l’ubicazione del palatium. La descrizione degli altri monumenti

AQUILEIA. Il 60 per cento dei resti archeologici aquileiesi non è stato ancora scoperto. Cristiano Tiussi, archeologo e direttore della Fondazione, fa il punto della situazione.

«Aquileia era davvero una grande città nel IV secolo – dichiara -. Lo dimostrano i monumenti messi in luce nell’arco di poco più di un secolo di ricerca. Tutti conoscono la piazza del Foro, ancor oggi riconoscibile in tutta la sua estensione, il porto fluviale, magnifica creazione dell’ingegneria romana, le due aree residenziali dei fondi Cossar e dei fondi Cal, in cui la successione delle fasi costruttive è data dalla sovrapposizione dei pavimenti a mosaico di diverse epoche.

E ancora il fondo Pasqualis, con le piccole piazze-mercato di IV-V secolo, o il tratto di necropoli, il cosiddetto Sepolcreto, situato all’esterno della città, con i suoi recinti familiari allineati su un’antica strada. Senza dimenticare, naturalmente, il millennario complesso basilicale. In questo caso l’azione di valorizzazione, da parte della Fondazione Aquileia, si è già concretizzata con la musealizzazione dell’aula mosaicata di fine IV secolo inizio V secolo, a fianco del Battistero».

Parlando degli edifici presenti ad Aquileia, Tiussi, precisa: «Dagli scavi del passato conosciamo il perimetro delle cinte murarie, la prima costruita all’atto della fondazione, nel 181 a.C., la seconda, estesa su 80 ettari, all’inizio del IV secolo. Ma conosciamo anche la localizzazione degli imponenti complessi di spettacolo, quali l’anfiteatro, demolito in gran parte per costruire il campanile, il teatro e il circo.

Certo, all’archeologo non dispiacerebbe affatto riprendere subito le indagini in questi siti o affrontare le questioni ancora irrisolte: ad esempio, dove si trovava il palatium in cui era presente una raffigurazione del giovane Costantino con la fidanzata Fausta? Ma siamo tutti consapevoli che solo partendo dalla valorizzazione delle aree già scavate, dall’inserimento in itinerari strutturati che colleghino queste e altre aree archeologiche, come la zona delle Grandi Terme costantiniane e delle mura a salienti triangolari, si può procedere con passi concreti verso la costituzione di quel parco archeologico vivo che è tra le finalità istituzionali della Fondazione Aquileia». (e.m.)

17 dicembre 2014

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine