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Arriva da Persepoli la caccia al leone

Inaugurata la mostra nel Museo di Aquileia

di BENEDETTA MORO

di BENEDETTA MORO

Tra statue, lastre in marmo che rappresentano dei, e sarcofaghi, nelle tre sale del piano terra del Museo archeologico nazionale di Aquileia brillano da oggi fino al 30 settembre anche 29 pezzi di storia persiana per la mostra “Leoni e Tori dall’antica Persia ad Aquileia”.

Del periodo dei Sasanidi, che regnarono nella Persia dal 224 d.C, ci arrivano enormi zampe di leoni, che fungevano da protomi, cioè da elemento decorativo di un colossale capitello di colonna. E ancora manufatti di arte suntuaria degli Achemenidi, la dinastia originaria della Persia che, dalla metà del sesto al quarto secolo a. C., regnò su gran parte dell’Asia anteriore, come la statuina di toro con corna belle spesse ripiegate sulla testa e punte rivolte verso l’alto, con occhi infossati, narici dilatate e orecchie triangolari. O ancora luccicanti gioielli in oro dell’oreficeria iraniana, di datazione incerta, come il bracciale a cerchio aperto, che termina con musi di leoni digrignanti e le lingue sporgenti. Regnano lì, in mezzo agli spazi aquileiesi, questi reperti importantissimi provenienti dal Museo archeologico nazionale di Teheran e da quello di Persepoli, in particolare da nove siti archeologici iraniani, di cui tre fanno parte del patrimonio Unesco.

Elementi esclusivi, non integrati con quelli già presenti nel nostro continente, alcuni dei quali mai usciti dall’Iran. E per dirottare il discorso in termini economici, uno di questi ha la fortuna di essere assicurato per 16 milioni di euro.

In un primo momento era stato proposto il tema dell’animale in generale, ma c’è stata una selezione più mirata, una scelta più accurata. Ed ecco dunque che si è immaginato di sottrarre al periodo achemenide quelli che furono i due più importanti animali: il leone e il toro. Due bestie che, nel duello dove un leone azzanna un toro, rappresentano una scena che si ripete su tutta la terrazza, costruita da Dario I, del complesso monumentale di Persepoli, una delle cinque capitali dell’Impero achemenide, le cui rovine giacciono lungo la strada che da Isfahan conduce a Shiraz.

Da una parte, dunque, il sito più importante dell’Iran e la scena più rilevante del sito, che dà l’idea della natura intima del primo impero persiano. Ma c’è anche un legame stretto tra Aquileia, le sue rovine romane e gli oggetti persiani: il secondo impero, che nacque sempre nel cuore della Persia, quello Sasanide, i cui reperti si trovano nell’ultima sala, dove c’è ad esempio un piatto in argento, che mostra una rappresentazione di caccia equestre al leone. Rinvenuto nel 1954 accanto a una fabbrica di mattoni della città di Sari, costituisce uno dei più antichi esemplari di questa classe di manufatti, ritrovato nel Nord dell’Iran, forse usato come dono di amicizia o per fare pagamenti per merci care o lontane.

Tanti oggetti, ma anche tante le lavorazioni che furono utilizzate un tempo e che oggi sono visibili proprio nel centro del museo, tra cui pietra, metallo, terracotta e gesso. E il leone, anzi i leoni, si ritrovano ovunque, come in un’opera in bronzo, rinvenuta a Persepoli nell’area de. lla Tesoreria. Tre leoni che si rincorrono, che legano l’Iran alla Persia, e che uno studioso, che ha insegnato a lungo letteratura persiana all’Università di Napoli, ha voluto collegare allo scorrere del tempo.

Questa stessa raffigurazione si ritroverà, poi, nella Sicilia normanna, e anche nella Cappella Palatina, perché il leone è abbastanza utilizzato in diversi contesti, e così si è voluto immaginare un legame determinato dalle truppe persiane che, una volta caduto l’impero sasanide, si sono affiliate al califfato, soprattutto quello Fatimide, e sono arrivate fino alla Sicilia per portare un po’ di Iran in Italia. E poi spuntano delle orecchie. Sono simili a quelle di un asino. Ma in realtà sono anch’esse riconducibili a quelle delle statue monumentali dei tori, che stanno in cima alle colonne di Persepoli.

Aggirandosi stupiti tra le mura aquileiesi si scoprono molti altri tesori. Anche propriamente ori, grandi e piccoli, tra cui spunta il “Rhyton”, uno dei pezzi più famosi, uno dei simboli del museo iraniano. Per un viaggio alla scoperta della Persia, che è appena iniziato e che ha ampliato ancora di più i rapporti tra Italia e Iran.

Orario della mostra per il pubblico, che potrà visitare la mostra fino al 30 settembre: da martedì a domenica 8.30-19.30.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

25 giugno 2016

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