I due sindaci: così si cresce. C’è chi boccia l’idea: pochi vantaggi
di Elisa Michellut
AQUILEIA. Si voterà anche per la fusione tra Aquileia e Terzo, il 29 aprile. Saranno le due comunità della Bassa a scegliere se dare il via al percorso. Cittadini e rappresentanti delle istituzioni si dividono tra favorevoli e contrari.Il nuovo Comune, se dovesse passare il sì, avrebbe sede legale a Terzo e si chiamerebbe Aquileia. In entrambe le sedi municipali resterebbero aperti gli sportelli per i cittadini.
I sindaci: un’opportunità
«Il rapido mutamento della società – spiegano i sindaci di Aquileia, Gabriele Spanghero, e di Terzo, Michele Tibald – genera sempre maggiori esigenze: i Comuni di piccole dimensioni rischiano di non saper dare risposte a queste nuove necessità ma anche di non riuscire a garantire servizi che fino a ora erogavano. È necessario dare vita a un soggetto più grande e più forte, capace di offrire servizi innovativi e di cogliere le opportunità che si presentano sul fronte degli investimenti e su quello dello sviluppo economico. Oggi, per mandare avanti la struttura, i due Comuni impiegano circa il 46 per cento del bilancio quando invece, in media, i Comuni di 6 mila abitanti della nostra regione utilizzano solo il 34 per cento delle risorse. Mettendoci assieme, pur garantendo gli attuali servizi, si libererebbero, tra ore lavoro dei dipendenti e risparmi diretti, circa 200 mila euro l’anno, che potrebbero essere usati per creare nuovi servizi oppure per abbassare ulteriormente tasse e tariffe. A questi fondi andrebbero aggiunti i 2 milioni e 162 mila euro che la Regione concederà nell’arco di 5 anni come incentivo. In tutto più di 3 milioni di euro con i quali si potrebbero fare diversi investimenti».
Ad Aquileia opposizione perplessa
Il gruppo di opposizione Aquileia 2.0, per bocca di Francesco Zerbin, ritiene il progetto di fusione un’opportunità ma non nasconde alcune perplessità. «Il nostro gruppo, dopo aver partecipato attivamente alle numerose riunioni e assecondato il progetto di fusione perché ritenuto un’opportunità, è unito nelle perplessità e ritiene che una razionalizzazione dei servizi sia conveniente. Detto ciò, le ragioni per giustificare tale processo non sono sufficienti per portarlo a compimento».
Diversa l’opinione di Alberto Filippo Donat, che fa parte di Aquileia 2.0. «Sono favorevole alla fusione – spiega – ma comprendo i motivi che hanno portato molti dei miei compagni a opporsi ad essa. Le assemblee in cui sono state coinvolte le associazioni si sono rivelate povere di partecipanti e contenuti. Sono mancati i progetti da presentare ai cittadini. A mio avviso la fusione costituisce un’opportunità, che comunque dobbiamo cogliere ora, nonostante l’operato discutibile con cui tale processo è stato portato avanti».
Andrea Moscatelli, del Gruppo Misto di Aquileia, è sempre stato contrario, fin dal primo momento. «Chi lavora per il futuro di Aquileia non può immaginarla ammassata nell’ordinario del cervignanese e dintorni. Aquileia è una perla e, come tale, per valorizzarla o va affiancata ad altre perle o la si espone tale e quale. Gli strumenti per migliorarla esistono già, penso alla Fondazione Aquileia e alle sue ingenti risorse economiche. Fondere Aquileia con Terzo è inutile, persino controproducente. Dato che l’unica prospettiva di sviluppo pensata consiste nel chiudere il municipio, che proseguano l’opera cambiando mestiere».
Terzo, minoranza contraria
Anche la lista civica di opposizione “Per Terzo”, tramite la capogruppo, Serena Tell, è contraria alla fusione. «Dopo un anno d’incontri, non sono ancora chiari i vantaggi – la visione della minoranza di Terzo –. L’unica cosa che traspare è un’economia per quanto riguarda i bilanci e la struttura amministrativa ma non è stato spiegato come saranno migliorati i servizi. Sono convinta che tutti i progetti ipotizzati si possano realizzare anche senza fusione, chiedendo contributi regionali
ed europei e attraverso collaborazioni tra Comuni. Non dimentichiamo che è stato creato un organo intermedio amministrativo: l’Uti. Sottolineo che l’iter per la fusione è stato voluto dalle due amministrazioni e non è partito dalla popolazione».
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19 aprile 2018
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