Accessi in crescita nonostante gli adeguamenti, boom del Tempietto longobardo
Le rovine della romana Aquileia conquistata da Attila e l’ancora misteriosa Forum Iulii fondata da Giulio Cesare e poi sede del primo Ducato longobardo in Italia. I due siti Unesco restano le colonne portanti del turismo storico-archeologico regionale, sostenute da una struttura museale che nel 2017 ha registrato complessivamente 94.534.
Aquileia si rinnova
Un dato, quello dei visitatori totali, che tuttavia nasconde la reale capacità attrattiva di Aquileia. Se, infatti, nel 2016 le presenze al Museo archeologico nazionale e al Museo paleocristiano erano 68.842, nel 2017 ci si è fermati a 60.911 (53.754 per il museo archeologico), pur riuscendo comunque a confermare i circa 90 mila euro di incassi del 2016. Ma c’è un perché: la parziale chiusura del museo archeologico per i lavori di ristrutturazione, in consegna a primavera. Sempre gratuito, invece, l’accesso al Paleocristiano (nel 2017 visitato da 7.157 persone) che «grazie all’incremento dell’offerta e all’ampliamento degli orari – precisa la direttrice Marta Novello – ha triplicato nell’ultimo quinquennio il numero dei visitatori».
Grande successo di pubblico hanno avuto “le mostre dedicate al ciclo dell’Archeologia ferita, frutto della collaborazione del Polo museale Fvg con la Fondazione Aquileia, con importanti reperti del Museo del Bardo di Tunisi, del Museo di Teheran e una serie di rilievi provenienti dal sito di Palmira”.
Il ruolo della Fondazione Aquileia
Dal 2009 il ministero per i Beni e le Attività Culturali ha conferito in uso alla Fondazione Aquileia il 20% delle aree archeologiche del sito Unesco (fondo Pasqualis, fondo Cal, fondo Cossar, stalla Violin, sepolcreto e l’area della Südhalle), concessione estesa nel dicembre 2016 al restante 80%: foro, porto fluviale, via Sacra, l’area delle Grandi terme-Comelli, il fondo ex Moro dove insiste la Casa delle bestie ferite, il fondo Cassis con la Casa dei putti danzanti e il fondo Violin. Lo scorso dicembre è stato firmato il protocollo d’intesa tra Mibact e Regione che conferisce in uso alla Fondazione anche i musei archeologico e paleocristiano.
Le aree archeologiche sono a ingresso libero e gratuito e i numeri dell’ultimo biennio mostrano un sensibile incremento delle presenze. L’area della Domus e palazzo episcopale, inaugurata ad aprile 2017, ha registrato 21.650 visitatori al 31 dicembre 2017. L’area “Battistero e Sudhalle” ha totalizzato 57.642 visitatori (50.608 nel 2016).
Nel 2017 la Fondazione Aquileia ha anche organizzato, in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia, la mostra “Made in Roma and Aquileia” a palazzo Meizlik (circa 10 mila visitatori) e nelle sale del Museo archeologico la rassegna “Volti di Palmira ad Aquileia”: un successo con le sue 32 mila presenze. Numeri ai quali si devono poi aggiungere quelli della basilica, di competenza dell’omonima Fondazione.
I misteri longobardi
Per il Museo archeologico nazionale di Cividale, che con il Museo archeologico e il Museo paleocristiano di Aquileia si inserisce nel Polo museale del Fvg, l’affluenza è gradualmente aumentata da 18.675 nel 2011 a 33.623 visitatori nel 2017 (con un incasso di 42.213 euro), «con una crescita anche negli altri siti cividalesi – spiega la direzione del museo -: il Tempietto longobardo (49.510 visitatori) e l’Ipogeo celtico (5.842) e il Museo cristiano e Tesoro del duomo, rispettivamente gestiti dal Comune e dalla parrocchia di Santa Maria Assunta, con i quali il museo condivide un biglietto integrato».
Il Museo archeologico di Cividale, fondato nel 1817 come Regio museo, è uno dei musei pubblici più antichi d’Italia e conserva un’importante collezione di reperti della cultura barbarica tradizionale riferibile alle fasi più antiche del Regno longobardo in Italia. «Fare rete tra i musei del Friuli Venezia Giulia è necessario – la mission indicata da Luca Caburlotto, direttore del Polo museale Fvg -. Per i due musei archeologici nazionali di Aquileia e Cividale questo riveste un significato ancor maggiore per il fatto che rappresentano due fasi storiche, la romanità e l’alto medioevo, fondamentali per la storia italiana e di un territorio che è sempre stato nevralgico nel corso dei secoli». (ma.ce.)
13 marzo 2018
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