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Alla scoperta delle Grandi Terme: il lusso nell’opulenta Aquileia antica

di Paola Treppo

AQUILEIA (Udine) – Riprende ad Aquileia la campagna di scavo archeologico condotto dal dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine sul sito delle Grandi Terme costantiniane che, con i loro 25mila metri quadrati di estensione, sono uno dei più vasti impianti termali pubblici dell’Italia settentrionale romana. Questo secondo periodo di attività 2017 vedrà, a settembre, la realizzazione di un importante intervento di restauro, reso possibile dal sostegno finanziario della Fondazione Aquileia e concordato con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, che rappresenta la prima tappa delle attività di conservazione e valorizzazione, che progressivamente restituiranno sul terreno la pianta delle Grandi Terme (nelle foto) e la disposizione dei loro vasti saloni.

«L’intervento – spiega la direttrice dello scavo, Marina Rubinich – restituirà la forma della trincea dove correva il muro di separazione tra i saloni del frigidarium e del calidarium e sarà ripristinato il contenimento dei pavimenti a mosaico a motivi geometrici in pietra e cotto, appartenenti all’ultima fase della vita delle terme tra la fine del IV e il V secolo d.C., operazione indispensabile per evitarne il degrado». La zona, circa 130 metri quadrati, è collocata a ridosso di via 24 Maggio. «Si è scelto il settore sud-ovest per l’avvio del restauro proprio perché è quello che potrà essere più comodamente fruibile dal pubblico, senza neppure dover accedere all’intera area archeologica, in cui proseguiranno i lavori di scavo».

L’altro settore in cui si sono concentrati i lavori della campagna di scavo di quest’anno si trova circa 150 metri più a nord, subito all’interno del muro perimetrale settentrionale, e riveste un eccezionale interesse scientifico. Qui, nonostante le devastanti opere di spoliazione delle strutture murarie condotte dall’età medievale fino alle soglie del ‘900, sono già state identificate ben tre fasi sovrapposte. «Quella più antica, e perciò più profonda – spiega la Rubinich -, è una fontana-ninfeo monumentale, con vasche circolari e rettangolari, resti di una canalizzazione per l’approvvigionamento e lo smaltimento delle acque e un’estensione di almeno 180 metri quadrati. Lo scavo di quest’anno sta cercando di mettere completamente in luce i limiti della fontana al fine di capire se essa appartiene alla prima fase di costruzione delle terme, prima metà del IV sec. d.C., o se è addirittura precedente».

Nel pieno V secolo Aquileia era ancora in grado di promuovere importanti costruzioni: da un unico salone lungo 15 metri furono ricavati una sala ottagonale circondata da uno spesso muro anulare e un ambiente rettangolare più piccolo, entrambi pavimentati da mosaici policromi, geometrici e figurati. «Frammenti architettonici e scultorei mescolati ai riempimenti delle spoliazioni tardo-medievali e moderne dimostrano il lusso delle Grandi Terme aquileiesi: tra questi, una colonnina scanalata in marmo giallo antico, uno dei più costosi dell’antichità, che proveniva dall’Africa settentrionale, e un frammento di una statua femminile, probabilmente una Venere al bagno, copia romana di un originale greco. E altre novità si attendono dalle prossime settimane di scavo».

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Lunedì 28 Agosto 2017, 13:08

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