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Referendum: vince Serracchiani, flop di Sel e minoranza Pd

La presidente esce rafforzata dalle urne, delude l’opposizione anti-renziana. I dati: alta affluenza nell’Isontino e Bassa friulana, quasi nulla in montagna

di Mattia Pertoldi

UDINE. Un flop in Italia, un flop in Friuli Venezia Giulia. Il referendum sulle trivelle – anche leggendo i dati definitivi forniti dal Viminale – conferma la sensazione di domenica sera. Non è stato in grado di scaldare il cuore dei friulani, in particolare di quelli della montagna, e in chiave locale chi sperava di riuscire, politicamente, a sferrare una sorta di spallata alla giunta regionale e al Pd adesso si lecca le ferite.

I risultati in Fvg paese per paese

L’analisi del voto, innanzitutto, dice che in Friuli Venezia Giulia sono andati alle urne, domenica, 306 mila 930 persone, cioè meno di un terzo degli aventi diritto pari a 954 mila 130 elettori. Il “sì” ha incassato l’81,97% delle preferenze (247 mila 935 voti) contro il 18,03% del “no” (54 mila 520).

Il fronte degli anti-trivelle ha fatto breccia, maggiormente, in provincia di Gorizia e nella Bassa friulana se consideriamo come i Comuni con la più alta affluenza al voto sono stati San Pier d’Isonzo (45,65%), Staranzano (42,14%), Fogliano Redipuglia (40,21%), Marano Lagunare (39,93%) e Campolongo Tapogliano (39,13%). A dir poco bassi, invece, i dati della montagna con Paularo (14,88%), Comeglians (16,39%), Claut (16.25%) e Dogna (17,19%) in cui non è andato alle urne quasi nessuno.

 

 

 

Il successo è del partito dell’astensione, dunque, ma, in parallelo, si possono trovare anche in regione vincitori e sconfitti. Non servivano certo le parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi, domenica sera, a certificare come nelle scorse settimane il quesito referendario fosse stato ammantato da un alone politico tale da trasformarlo in un banco di prova per la tenuta del Governo.

 

Nazionale, ma anche locale visto che la presidente Debora Serracchiani è anche la numero due del Pd a Roma e – assieme all’altro vicesegretario Lorenzo Guerini – si era espressa nitidamente contro il referendum. Il quorum (ampiamente) mancato dai promotori dimostra che, a queste latitudini, Serracchiani è stata in grado di vincere un’altra battaglia senza, a essere onesti, nemmeno dover sudare troppo.

Ha trionfato Serracchiani e la linea maggioritaria del Pd, ancora una volta, ma dove festeggiano i vincitori ci sono, sempre, dei vinti. E qui, in Friuli Venezia Giulia, hanno essenzialmente un grande nome: Sel.

La deputata Serena Pellegrino e il segretario regionale Marco Duriavig sono stati tra i principali alleati dei vari Comitati promotori in regione e alle urne ci sono andati. Senza ottenere il risultato sperato e con una coda di polemiche – lanciata da Pellegrino – che ha arroventato il finale della consultazione.

Per la verità anche il capogruppo in Consiglio regionale Giulio Lauri e l’assessore Loredana Panariti hanno votato sì, ma i due, in questi mesi, non sono mai andati allo scontro con Serracchiani, anzi, sono convintamente parte integrante della squadra di governo di questa Regione.

E se Sel, o quantomeno una parte del partito, rappresenterà un’incognita da tenere sempre in debita considerazione per la tenuta dell’esecutivo regionale, l’altra grande sconfitta del referendum è la minoranza Pd che, in Friuli Venezia Giulia, aveva aspramente criticato, per bocca del senatore Carlo Pegorer e dell’onorevole Gianna Malisani, l’invito di Renzi a non andare a votare.

Poi, come è logico che sia, ci sono le opposizioni. Il quorum mancato è una botta dura da digerire per il M5s, così come per Lega Nord e Fratelli d’Italia – se teniamo conto della posizione di Walter Rizzetto, appena transitato nel partito di Meloni –, mentre Forza Italia, vuoi per “cultura economica” vuoi per mero calcolo elettorale, di fatto si è tenuta in disparte dalla querelle.

Trionfatori e sconfitti, tutti, di una battaglia che, però, ha soltanto aperto la linea del fronte. Perché sul piatto della bilancia, adesso, arrivano le amministrative di giugno e, soprattutto, il referendum costituzionale di ottobre dove filo-governativi e anti-renziani andranno, davvero e con molta più convinzione, alla conta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

19 aprile 2016

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