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    Manovra, scontro Serracchiani-Tondo

    In consiglio regionale clima teso sull’assestamento di bilancio e sui tempi delle riforme: il centrodestra fa ostruzionismo

    di Anna Buttazzoni

    TRIESTE. Le tensioni tra centrosinistra e centrodestra cominciano di buonora. In Consiglio si affronta la maratona per l’approvazione della manovra estiva da 314 milioni – approvata nella notte. Ma tra l’ex governatore Renzo Tondo e la presidente Debora Serracchiani le previsioni non buttano al bello. Aleggiano le dichiarazioni dell’uno e dell’altra sul patto Tondo-Tremonti, ma anche le richieste di maggior collaborazione inviate da Serracchiani all’opposizione, con la promessa che l’assestamento di bilancio è aperto e alcune richieste, se condivise, possono essere accolte.

    I lavori però vanno a rilento. Gli emendamenti sono tanti e alle 16 quando Tondo vede che nemmeno una delle proposte del centrodestra trovano accoglimento, sbotta. «Dov’è la vostra apertura? Dov’è la vostra volontà di collaborare?». E così, come strumento persuasivo, il centrodestra utilizza il metodo del Senato, l’ostruzionismo. Così non va. Il ritmo della discussione è lento. Serve un accordo politico. Tanto che è la presidente a lasciare gli impegni e partecipare a un’infuocata riunione tra capigruppo.

    Il centrodestra chiede rispetto e mette sul tavolo una tabella di marcia – imposta dalla presidente – troppo serrata per riforme pesanti. Un calendario di lavori che parte dalla sanità (fine settembre), passa dagli Enti locali (fine ottobre), attraversa il Piano di sviluppo industriale e che tra novembre e dicembre arriva alla Finanziaria 2015.

    Troppo per argomenti così importanti, considerato anche che prima dell’Aula vanno riunite le commissioni. Il centrodestra ne fa una questione di buon senso. Spiega che la riforma della Sanità è la più urgente, perché deve entrare in vigore a gennaio, ma che quella sugli Enti locali può essere spostata a settembre. «Fare solo per dire d’aver fatto non ha senso. Bisogna fare bene», ripete il centrodestra che rinfaccia alla presidente il mito dell’immagine piuttosto che del contenuto.

    Il vicepresidente Sergio Bolzonello, anche lui in riunione, sembra quasi intenzionato a trovare un accordo, soprattutto perché l’opposizione non si metta di trasverso sull’assestamento rallentando tutti i lavori. Le no. Serracchiani non molla. Ha imposto un ritmo di lavoro e quello vuole rispettare. Mollare non è nel suo stile. Fa sapere che se il centrodestra proprio vuole allargare i tempi deve fare una richiesta formale e saranno i capigruppo a valutarla.

    «Una richiesta formale??? – tuona Riccardo Riccardi, capogruppo di Fi –. Noi non formalizziamo niente. Questa non è l’assemblea del Pd. Nessuno di noi è il mago Mandrake e quattro provvedimenti così, se conosci la Regione, non si fanno in tre mesi». Niente da fare. Serracchiani non arretra. Tondo lascia la sala e per tutto il giorno chiede un confronto pubblico con la presidente sul patto Tondo-Tremonti. Finisce con il tentativo di farsi beffe dell’avversario (politico) e con le reciproche accuse sul nervosismo altrui.

    25 luglio 2014

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/