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    Indietro tutta! La Regione FVG torna alle province con organi elettivi

    Commentiamo in questa sede la notizia di un provvedimento adottato dalla Giunta regionale, proposto dall’Assessore alle autonomie locali Roberti. Licenziando uno “schema di norme di attuazione dello Statuto regionale del FVG” il governo regionale intende, infatti, bypassare il lungo iter che sarebbe necessario per re-introdurre le province nel nostro ordinamento regionale che passerebbe per una modifica costituzionale, e consentirne così il ritorno, in tempi più brevi. 

    Le province in FVG, ricordiamo, sono state abolite dalla passata consiliatura a guida Debora Serracchiani, prima regione in Italia. La legge Del Rio del 2014 ne prevedeva, infatti, il superamento, con l’istituzione di nuovi enti non elettivi che ne svolgessero le competenze (strade, trasporti, edilizia scolastica, ambiente). Per avere piena attuazione la legge Del Rio avrebbe avuto bisogno di una modifica della Costituzione, poi abortita per la bocciatura del referendum del 2016, ma la nostra Regione, in virtù della sua “autonomia” è riuscita ad attuare questo intento.

    Non abbiamo più avuto elezioni per gli organi provinciali.

    Uno stato moderno e con una democrazia ormai solida come la nostra dovrebbe infatti riflettere sul fatto che più enti intermedi “elettivi” significano più clientele, più particolarismi, più favoritismi agli amici di turno, a discapito dell’interesse generale e del bene comune dei cittadini.

    L’intento della Giunta Serracchiani era di superare questo “schema” ormai vecchio, che prevedeva l’elezione di “politici” alla guida delle provincie, e facilitare la gestione delle funzioni di determinate materie accorpandole si in enti intermedi, ma con specializzazioni tecniche e al riparo da scelte non sempre dettate dall’interesse pubblico.

    Quindi il tema non è tanto “quanto si spende” o “quanto si risparmia” ma è il “come funziona” la macchina in relazione ai bisogni dei cittadini. E certamente bisogna tenere conto che ogni riforma necessita di un lungo periodo per essere avviata, sperimentata, attuata, migliorata, rivista, non meno di 10 anni.

    I meno lungimiranti, (nel nostro caso, la destra nostrana con a capo Fedriga) non si spendono nel faticoso lavoro di costruire, portare avanti, rettificare in caso, ma si limitano a “disfare” ciò che è stato fatto prima, preoccupandosi magari di creare qualche seggio per qualche amico degli amici da riciclare in futuro, sbandierando la solita demagogia del “dare voce ai cittadini”.

    Se ne sentiva proprio il bisogno.