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«I nostri fiumi sono in balia delle nautiche»

I Verdi rispediscono al mittente le lamentele delle associazioni sugli attracchi abusivi

CERVIGNANO. Dopo le proteste delle nautiche, che sollecitano la soluzione immediata del problema degli attracchi abusivi, intervengono i Verdi, che rispediscono le lamentele al mittente.

«Per chi ha visto – attacca Gianpaolo Chendi, rappresentante dei Verdi – i nostri fiumi di risorgiva diventare da corsi d’acqua a porti canale non fa meraviglia che queste associazioni si lamentino di problemi che sono conseguenze di un territorio fluviale in balia delle stesse nautiche. Una delle maggiori cause del dissesto dei nostri fiumi è stata la legge sui porti, che ha permesso la costruzione di porti e approdi sui nostri fiumi di risorgiva».

Chendi fa notare che, lungo il fiume Ausa, sono state eliminate tutte le anse e sono state tagliate piante di ripa secolari. «Per non parlare del mercurio, che permea buona parte del letto – aggiunge l’ambientalista –. Il fiume Terzo nasce dalla confluenza del Polzin-Mortesina con la Fredda o Turisella. Nel suo percorso verso Aquileia fino a qualche anno fa nidificavano la cannaiola verdognola, il cannareccione e il pendolino, per non parlare di una colonia di nitticore. A causa del rumore dei motori marini hanno lasciat la zona. A Terzo, a causa della tombinatura della Roja di Tiars, si è già persa una colonia di ululone giallo e di tritone crestato. Le barche sfrecciano, anche se il limite è di 12 km/h sui fiumi di seconda categoria».

Per i Verdi ciò che rovina gli argini sono le onde provocate dalle barche che non rispettano i limiti, le nutrie, il mancato sfalcio, la crescita abnorme delle alghe per i nutrienti usati in agricoltura e la eutrofizzazione che fa diminuire l’ossigenazione.

«Ad Aquileia – lamenta Chendi – il percorso cittadino dell’antico Natiso è occupato dalle barche. Cosa dire poi della darsena? Una vera accozzaglia di seconde e terze case, dove per realizzarla si è sventrato un argine. C’è poi la mancata riapertura dell’antico canale Anfora, più volte promesso dai politici. Si può tentare di correre ai ripari diminuendo il numero di barche. È il momento di dire basta ai nuovi progetti di darsene. Se le associazioni nautiche volessero potrebbero già fare tante cose».

(e.m.)

30 agosto 2016

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine